recensioni dischi
   torna all'elenco


MARCO CASTELLI NEW ORGAN TRIO  "Space age"
   (2022 )

Una piacevole passeggiata musicale che mescola al jazz la suggestione di riarrangiamenti molto originali, che spaziano dall'afro al reggae e allo swing.

''Space Age'' è il ventesimo album da leader per il veneziano Marco Castelli che, soprattutto, non bada affatto a nascondersi in questa sua ultima fatica. Assieme a Matteo Alfonso (organo Hammond suonato con non comune personalità) e all'estro del batterista triestino Marco Vattovani, Il New Organ Trio dà vita a un disco capace volutamente di custodire cultura musicale e storia, in una dimensione ad angolo giro che arriva ovunque con la sincerità di un suono cui si sono unite armonie esotiche, tanto reggae e suoni espressivi e soffusi.

Nove tracce in cui, alfine, si sorride dinanzi a questa piacevole mescolanza, che determina gioia ed un pizzico di follia al tempo stesso. Il gruppo torna a fare sentire la sua (molteplice) voce usando tutto quanto può essere in suo possesso: il guerresco ed eccitante tono della title track, in cui il sax di Castelli pare il pennello di un pittore macchiaiolo, fino alle voci calme e pacate di ''Good Weather'' ed ''In a Sentimental Mood'' (di Duke Ellington), dove predominano le sonorità morbide, pastose, suadenti. Affettuose e sincere come chi le guida.

Ma il disco, come si è affermato in apertura, è una piacevole passeggiata, tra Duke Ellington e Renato Carosone, sino a Giuseppe Verdi che compare con un adattamento tutto libertà e creatività dell'aria di ''Morrò, ma prima in grazia'', tratta da ''Un Ballo in Maschera''.

Prima che sia troppo tardi, e prima che la routine di un creare meccanico prenda il sopravvento, contro il pericolo della improvvisazione il Marco Castelli New Organ Trio risponde improvvisando. Ed il risultato è lodevole. (Leo Cotugno)