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CLAN DESTINO  "L'essenza"
   (2022 )

Ventisette anni dopo, un grande ritorno a fiammeggianti lettere e titoli rock. I Clan Destino, storica band a supporto del Liga in oltre trecento concerti, compresi i tre epici eventi a Campovolo, pubblicano questo imperdibile dizionario di pura energia, in cui il denominatore è quello dell'essere.

Chi è l'uomo di oggi? Quello che trasuda la sua Essenza. E ''L'Essenza'' è il titolo di questo album che pare essere stato scaraventato a noi dalle profondità di un cratere vulcanico, che esplode nelle sonorità forti e dirompenti sin dalle prime battute, nel perfetto stile del rocker di Correggio.

Le undici tracce di questo peana energetico parlano di vita, di persone scolpite dagli eventi della stessa e che, dopo essere state modellate, faranno i conti con sé stesse. La filosofia dell'uomo tetragono alle debolezze si misura da quanta debolezza si è sperimentata, recita ''Manifesto'', non bisogna mai concedersi soste se si vuole veramente cambiare. La chitarra di Max Cottafavi è imperante, incalzante, mai scontata e dai battiti nitidi e scanditi. La bandiera della propria esistenza è essere per chi fa e comunque fa, per chi cade e poi si rialza. Amore, morte e resurrezione. Guerra e pace. Risposte decise e senza fronzoli, non cerco la risposta al mio futuro. "Magari lui ha la chitarra, io no". Inizio suggestivo, una scarica elettrica ad alto voltaggio.

''Troppo di niente'' è il tripudiare di due strumenti - ancora Max Cottafavi in dialogo ravvicinato con la batteria di Gigi Cavalli Cocchi - con una palpabile emotività, quella legata al racconto di giornate fatte di esistenza a pieghe, scatti mancati e fotografie. Non si è ancora effettuato quel balzo in avanti, ci si guarda attorno "ed il bicchiere è pieno, ma il ragazzo è vuoto. Un vuoto a perdere. Quando tutto è scritto e tutto è falso, quel che resta è il troppo di niente''. Saremo splendidi sin che si vuole, ma tutto resta dentro ai confini vacui del ''vorrei ma''.

Per tornare su devi prima scivolare rovinosamente, capire come hai fatto a farti male, e curare per potere dimenticare. Cancella tutto, resetta quel profumo di fiori, "ogni giorno è come un fiore che appassisce tra le mani, quello che conta sono i fiori di domani". ''Diamante fragile'' contiene un timbro sicuramente più diluito ma un messaggio assai più perentorio perché si parla in discorso diretto, buio al buio e luce a luce, senza silenzio. Un uomo, una donna ed una richiesta implorante di aiuto, perché l' oscurità possa essere rischiarata dalla luce di qualcosa di eccezionale. Il tono diviene molto più aggressivo e quasi ossessivo nel finale in crescendo del brano.

Non si può volere senza sperimentare il dolore: è il tema di ''Lettera per me'', in cui cogliamo immediati i germi del rock di Ligabue, scritti con le unghie e col sangue per narrare storie di violenza e riscatto. Con un andamento inesorabile a folle velocità, simile a quello del tempo che fugge. La scossa ce la dobbiamo dare da soli, conclude "Finché l'amore è in città": altrimenti ci saranno sempre e solo sogni traditi e ci si trascinerà pietosamente secondo il credo del dio dei perdenti. (Leo Cotugno)