recensioni dischi
   torna all'elenco


RICCARDO PIRRONE  "Just Frank"
   (2022 )

Forse era anche una magnifica ossessione. Riccardo Pirrone, cultore incallito della musica jazz con Frank Sinatra nel cuore, è arrivato alla sospirata meta, inseguita ed agognata da tempo, producendo questo album, il primo dopo una carriera sportiva durata ben 26 anni (è stato un apprezzatissimo arbitro di calcio, giungendo a fischiare fino in serie A). Si chiama ''Just Frank'', e si compone di undici tracce che ripercorrono il lato più jazz e swing dell' immortale "The Voice" spaziando in una lettura personalissima e splendidamente propositiva.

Una interpretazione che l'artista stesso non ha esitato a definire "piena zeppa di entusiasmo". Il Sinatra rivisitato non ha a caposaldi ''My Way'' o ''Strangers in the Night'', ma parte dal lato più squisitamente orleanista della canzone sinatriana di fine Anni Sessanta: un significativo traguardo che ha fatto seguito agli eventi musicali di Pirrone, dapprima nel 2014 con il concerto tributo al duo Sinatra - Fitzgerald e subito dopo con "Happy Birthday, Frank", una sorta di kermesse canora di presa totale unito a That' s Italia, evento che esalta le eccellenze canore del nostro Paese emigrate negli Stati Uniti.

Un disco di grande impatto e di ascolto che immediatamente introduce in un soffuso e raffinato tappeto di clarinetto ed arpeggio di trombone per la intrigante ''Witchcraft'': la voce davvero non comune di Pirrone sale di due tonalità, una serie di tocchi sapienti che sono in funzione della vocalità, prima di cedere adito nella seconda parte del brano a un paio di assoli sovrapposti di tromba ed ancora trombone. Uno schema classico, emblema indiscutibile del jazz americano che nella successiva "You make me feel so young" è meno morbido, forse salta la proposizione ma vale un inciso profondo, perentorio. Un colloquio tra voce e strumento che diviene via via sempre più serrato. Ancora il trombone che scorta la voce di Riccardo Pirrone e quindi si perde nel suono più squillante della tromba per duettare in modo forte, fortissimo e infine sfumato sulle note discendenti del clarinetto.

La classica ''Fly me to the Moon'' ha per protagonista una batteria sapiente che porta la voce ad ergersi in quella poesia musicale tanto cara a Sinatra: dentro i versi crepuscolari che guardano ad "un altro mondo che è possibile sognando la luna e le sole parole che posso dire: ti amo". Il lato più puro del jazz emerge in ''They can't take that away from me'': sax contralto sognante e dai riflessi un po' sarcastici a fare duetto con la voce che sceglie di nascondersi, quindi si libra e torna a celarsi, un gioco di stupefacente bellezza che fece di Frank Sinatra un artista immenso.

Ma se vogliamo cogliere la essenza vera di The Voice diamo la precedenza a "For Once in My Life", un brano che non si ha esitazione alcuna a classificare straordinario per le trepidanti orchestrazioni di fiati e di sfumato pianoforte: un qualcosa che accarezza ipso facto occhi e cuore. La sorpresa poi si consuma nella seconda parte di brano, una salita di una ottava spettacolare. A nostro giudizio la migliore intepretazione di Pirrone, che ha poi riproposto in versione italiana altri due classici di Sinatra: ''Sto con una Star'', in cui si ricostruisce il profondo legame che vide Frank accanto a Marylin Monroe, "charme e Chanel, choc e spot, sorrisi e complicità". Swing puro e Turandot che si fondono in una grande dichiarazione d'amore. Con illusione: il cercarsi eterno in ogni luogo che ricorda dove si è toccato il cielo con un attimo.

Il risultato dell'impasto di fiati ed orchestrazioni è elettrizzante, per farsi suggestivo nella romantica "Nice'n Easy", il piano imperante per alzare il sipario su un altro di quei classici sofficizzanti, che innamora a prima vista e nel contempo ha dentro una palpabile rilassatezza. ''Summer Wind'' è guidata dal sax contralto in una intro molto lunga che prelude alla nostalgia, al remake incancellabile, quindi si chiude in bellezza: ''Angeli'' è il secondo motivo in italiano ed anche in questo caso dipinge un ritratto di amore classicheggiante. ''Il mio cuore che si perde nei tuoi occhi per te, con te. Posso solo ricoprirti di carezze e tenerti per mano anche se dormi con me". Ed ecco il distillato jazz dei quattro minuti di ''Night and Day'', con ammiccanti riflessi wave ed un sax metronomico che si accompagna al tocco vellutato della batteria. Si ascolta senza prendere fiato, in una danza lunga e sensuale che porta direttamente a ''How Do you keep the Music playing'': il vero omaggio alla musica che scandisce con il piano e parla romanticamente con voce, archi, fiati, in una serenata senza fine. (Leo Cotugno)