recensioni dischi
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FRANCO D'ANDREA & DJ ROCCA  "Franco D'Andrea meets DJ Rocca"
   (2022 )

La collaborazione tra un esperto pianista jazz, e un esperto DJ. L'elettronica live che incontra l'improvvisazione ai tasti bianchi e neri. Questa è “la strana coppia” di oggi, Franco D'Andrea e DJ Rocca, che si incontrano, scontrando le idiosincrasie dei propri strumenti. Il ruolo del DJ non è creare un “ambiente” di sfondo per il pianista. Entrambi i musicisti agiscono allo stesso livello, improvvisando e dialogando, stimolandosi l'un l'altro a sviluppare situazioni di volta in volta diverse.

“Franco D'Andrea meets DJ Rocca” è un triplice disco, per un totale di 16 tracce, tutte lunghe tra i 6 e i 13 minuti, tranne una di 4 e mezzo. Curiosa la scelta dei titoli: sono tutte sigle, inestricabili per noi: “B.P”, “O.N.1”, “J.H.M.D.”, “T.M.2”, “F.Y.”, “W.C.H.” e così via. I due musicisti si divertono a sfidarsi in cambiamenti di velocità e di ritmica. Non avendo strutture precostituite, può succedere ogni cosa. DJ Rocca sa creare realtà elettroniche dinamiche, sensibili al tempo che scorre. E D'Andrea a volte trova le dissonanze come scelta espressiva, ad esempio in “C.P.”.

Le influenze incontrate sono molteplici: dalle scivolate (swing) più monkiane, ai virtuosismi free più scatenati (come in “M.D.E.C.C.P.”), e di risposta dei beat che passano da una simil trip hop, a dei synth bass più o meno risonanti, alternando loop ritmici a rumori liberi da figure ritmiche, ma sempre collegati al dialogo con il pianoforte. Ostinati, arpeggi, oscillazioni, pad, tutto al servizio di una conversazione che mette al primo posto la ricerca timbrica, l'esplorazione del suono in sé.

Eccezione a questi titoli siglati è il brano finale del terzo disco, “Blue in Boogie”, dove DJ Rocca per qualche minuto sembra concederci, al centro della traccia, una struttura ritmica riconoscibile come “accompagnamento” del pianista; ma dura poco, il cambiamento arriva a distanza di manciate di secondi, istigando il pianista, e a sua volta essendo istigato, all'uso costante della fantasia.

A questo livello di virtuosismo e mutuo scambio, è come assistere a due bambini che confrontano i loro giocattoli. Giocattoli che però sanno maneggiare a menadito. (Gilberto Ongaro)