recensioni dischi
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GURUN GURUN  "Uzu oto"
   (2022 )

I Gurun Gurun sono un progetto parecchio strano. Non si definiscono band, non sono neppure un collettivo. L'unica certezza è che sono cechi, e che la loro proposta ricorda la musica concreta. L'album “Uzu oto” raccoglie sei esibizioni dal vivo, di concerti diversi. Essi utilizzano strumenti non convenzionali, oggetti, e ciò che ne risulta è una sorta di “ambient”, ma un ambiente ostile.

“Komorebi” è un loop di rumori, se ne percepisce la ripetizione; la lunga “Toumeiningen” invece cambia gradualmente e di continuo, aggiungendo qua e là qualche nota di chitarra, ma prevale sempre questa texture di colpi e colpetti vari. L'ospite giapponese Cuushe ci consola, con la sua voce umana, ma la tranquillità dura poco, perché i suoi “la la la la” ricordano un po' certe atmosfere di Dario Argento. Dopo un po', dal caos si configura perlomeno un ritmo costruito, un tempo.

“Kiikii” non cambia il copione, rispetto alle prime due esperienze – sì perché, più che brani o improvvisazioni, possiamo parlare di esperienze – ma il titolo “Otamatone” fa presagire che ascolteremo il famoso strumento giapponese weird. Invece no: sentiamo strani segnali, come da macchinari scientifici, durante un esperimento. Altro ospite giapponese è Asuna, nel brano “Uzu”. Difficile capire chi stia facendo cosa; ma Asuna dev'essere uno spirito affine, nel nome della sperimentazione: basti guardare su YouTube la sua performance con 100 tastiere giocattolo, disposte in cerchio.

La sesta e ultima traccia è di nuovo “Toumeningen”, ma editata in una versione più corta: 6'58” anziché 18'45”. Non saprei molto che dirvi, perché il progetto non vuole lasciarsi definire, e ci tiene alla propria inafferrabilità. (Gilberto Ongaro)