recensioni dischi
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KARGYR  "Kargyr"
   (2022 )

Kargyr è il nome di un progetto metal francese, di fatto consistente in una one man band che si inserisce all’interno del calderone death, ma che accoglie influenze da diversi sottogeneri dell’intero universo metal.

L’artista lionese ha da poco pubblicato per Sliptrick Records un EP omonimo di quattro brani discretamente lunghi e spesso dai percorsi imprevedibili, che giocano volutamente sui contrasti fra umori e atmosfere.

C’è “Chronophobic” a inaugurare un lavoro che deflagra dopo una lunga intro dalle delicate note acustiche e che riprende temi melodici e passaggi ragionati fra una sfuriata e un’altra. Gli otto minuti abbondanti, infatti, offrono tempo e spazio per giocare con diverse soluzioni, spiazzando l’ascoltatore in più di un caso.

“Abyss” ha un suono decisamente più secco e trasuda sofferenza, anticipando quello che, invece, è l’episodio più melodico fra i quattro di “Kargyr”: “Sword”. Al netto di una coda vibrante e muscolare, il pezzo appare più morbido, ma non meno a fuoco.

“Aura” aggiunge elementi di luce a un lavoro che diventa sempre meno scuro col passare dei minuti e chiude questo lavoro breve. In “Kargyr”, buona tecnica e intuizioni interessanti convivono a tratti col desiderio di strafare: l’artista ha nelle corde tutto ciò che ha messo in campo, ma in alcuni momenti finisce per rendere qualche passaggio ostico o forzato. La sensazione è che su distanze più lunghe questi dettagli potranno essere limati. (Piergiuseppe Lippolis)