recensioni dischi
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ERLEND APNESETH  "Nova"
   (2022 )

Abbiamo conosciuto in questi anni l'Hardanger fiddle, il violino tradizionale della zona sudovest della Norvegia, che ha 8 corde anziché 4 (4 suonate, e 4 simpatiche corde sottostanti, che risuonano per simpatia). L'abbiamo ascoltato nelle mani di Erlend Apneseth, il musicista che solitamente si presenta col suo Trio, o in collaborazione con altri, come Frode Haltli o Margit Myhr. Questa volta ritorna solista, così ci possiamo immergere nei suoni dello strumento folk, senza distrazioni.

L'album nuovo si chiama “Nova”, uscito per l'ormai celebre etichetta Hubro, specializzata in repertorio norvegese. Se nei primi tre brani “Ly”, “Fall” e “Skuggespel”, possiamo riconoscere il suono dell'arco, con “Framand” siamo sorpresi da una serie di tuoni riverberati. Forse Apneseth percuote il corpo del violino con l'archetto, o fa giochi simili. Con “Speglingar” posa l'archetto e probabilmente pizzica le corde con le dita, a giudicare dall'esito: sembra un'arpa!

“Bestemor Bremen” è particolarmente evocativa, anche se dura un solo minuto. L'uso massiccio del riverbero fa rimbombare il suono, ancor di più in “Palmyra”, come se fossimo in una chiesa. Come ho ripetuto più volte in passato, l'intenzione di Erlend Apneseth è sempre quella di essere trascendente. Quest'intenzione è evidente in “Til eit Astrup-bilete”, così come in “Gravsong”, dove si avvia un crescendo che mette una certa inquietudine, ed infine in “Ettertid”, sembra di cadere in un abisso. Apneseth ci trasporta con suoni algidi tra i fiordi; sarebbe interessante vederlo suonare sopra la Lingua del Troll! (Gilberto Ongaro)