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VITO LITURRI TRIO  "Desires and fears"
   (2022 )

Ispirato da “Le città invisibili” di Italo Calvino, il Vito Liturri Trio sceglie 8 tra le 55 città descritte nelle pagine del romanzo, e le traduce in musica nell'album “Desires and fears”, uscito per l'etichetta Dodicilune, aggiungendoci in coda un nono brano, intitolato “Invenzione a due”.

Le nove composizioni si rifanno alle strutture del jazz, con piano, contrabbasso e batteria, ma ci sono diversi interventi di elettronica che spostano il baricentro dello stile in direzioni più sperimentali. Città come “Marozia” e “Smeraldina” ricalcano gli stilemi jazzistici più classici, la prima nelle soluzioni più delicate ed eteree, la seconda nella classica corsa spedita. Ma ad esempio, “Armilla” è caratterizzata da precise (ed inquiete) scale ascendenti di pianoforte, che nulla hanno di improvvisato.

I due brani di apertura, “Zenobia” e “Valdrada” danno forma sonora alle due città con fantasia: nella prima, un'introduzione di piano funge da porta d'ingresso. Poi, un'improvvisa accelerazione nei synth ci fa correre tra le vie, osservando le retrovie tra i palazzi, con gli assoli di contrabbasso. Nella seconda, quando Liturri passa dal pianoforte alla fase synth, la batteria avvia un ritmo rock. Il batterista Lello Patruno avvia “Pentesilea” con il vibrafono synth, che ci dipinge un'urbanistica metafisica, come quei palazzi disegnati con la CGI.

Per ascoltare un assolo di batteria, dobbiamo aspettare di fare tappa a “Zobeide”, brano misterioso, dove il pianoforte verso la fine viene percosso, prima di lasciar spazio a Marco Boccia da solo col contrabbasso, che prende l'archetto e conclude con note lunghe e cupe. Questa è la città più “notturna”, ma anche “Teodora” non scherza, con il contrabbasso in quasi-walking, e sfondi onirici di sintetizzatore. Chiude l'album la suddetta “Invenzione a due”, composizione per piano solo, con carattere contrappuntistico.

Le città sono emanazione della volontà collettiva, di creare un luogo ideale, uno spazio desiderato, almeno al momento della loro fondazione: dichiarano dei confini di un'identità che prende forma in un dove. Le menti e la società possono svilupparlo in un locus amenus, o al contrario in zone di paura e squallore, ma gli esiti non sono mai ottenuti da processi individuali, a meno che non ci sia un faraone che voglia plasmare un'intera comunità, ma ovviamente non è questo il caso, parlando di città immaginarie. “Desires and fears” è musica che cerca di essere luogo, uno spazio metafisico dove sognare direzioni ancora non imboccate. (Gilberto Ongaro)