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VANILLA FUDGE  "Vanilla Zeppelin"
   (2022 )

Non è semplice affrontare un disco del genere, specialmente per chi come me segue da sempre queste due band enormi, ammettendo pure di avere una certa inclinazione verso il sound inventato da Jimmy Page e soci.

È evidente che la volontà dei Vanilla Fudge è stata quella di filtrare alcuni dei brani che hanno fatto la storia del rock, secondo il loro modo e stile. L’impresa, indubbiamente titanica, secondo me è riuscita a metà.

Sgombriamo il campo chiarendo fin da subito che la band di New York non ha semplicemente prodotto delle cover, anzi. Ha intriso alla sua maniera una dozzina tra i brani più significativi degli Zep, impregnandoli di psichedelia e cercando di mantenerne quell’irripetibile magnetismo.

Il risultato è gradevole e si fa ascoltare, ma la tensione pende a favore del dirigibile. I Vanilla Fudge sono onestamente coinvolti, dando sfogo ad arrangiamenti purtroppo deboli, perché il confronto è inevitabile, anche se le esecuzioni non sono assolutamente banali, frutto di una stima nata fin da subito e confermata in più occasioni, specialmente da Carmine Appice.

Tutto probabilmente nasce a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, quando i Vanilla Fudge erano una band affermata negli USA, mentre i Led Zeppelin stavano scalando le classifiche di mezzo mondo. Appice da sempre ha esternato la sua grande ammirazione per la band di Page, in particolare per come suonava John Bonham sul brano ‘Good Times Bad Times’. Quando gli Zep sbarcarono negli USA, ebbero modo di suonare in tour assieme ai Fudge. Tra le due band ci fu del feeling e fu altrettanto semplice familiarizzare.

È stata inoltre l’occasione per i due batteristi di conoscersi ed apprezzarsi, grazie anche le esternazioni di Appice, che constatò di essere a sua volta un riferimento per Bonham. In tempi più recenti, in qualche intervista il batterista italo americano ha poi schiettamente manifestato il rammarico di non essere stato lui dietro le pelli durante la reunion dei Led Zeppelin, ritendo di essere più adatto del figlio di Bonham, in quanto appartenente alla cosiddetta “vecchia scuola” come il padre.

In sintesi, una stima che non è mai scemata e che a distanza di cinquant’anni prende forma in questo tributo. Anche se ho detto tutto ciò, resta comunque un fatto: sono passati decenni da quei tempi meravigliosi. Personalmente accolgo quindi ‘Vanilla Zeppelin’, che esce su piattaforma digitale, con molto rispetto. Quello stesso rispetto che i Vanilla Fudge hanno dimostrato di avere nei confronti della rock band (forse) più grande di tutti i tempi. (Mauro Furlan)