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GIUSEPPE BROGNA  "Vivere piano"
   (2022 )

Mai fidarsi delle apparenze! Sbirciando tra le righe del comunicato stampa del nuovo lavoro di Giuseppe Brogna “Vivere piano”, ho rischiato di non prestare dovuta attenzione ad un e.p. che parlava di riflessioni post-pandemiche, dell’importanza di dedicare maggior priorità al concetto del tempo che diamo per scontato ed altre sfumature inerenti.

Insomma, tematiche già trattate ampiamente, ma la curiosità di addentrarmi nei 13 minuti che compongono il mini-disco era tanta per verificare se, effettivamente, il contorno potesse trasmettere spunti interessanti in soli 4 pezzi.

Già il titolo esprime la validità del concetto basilare di non inseguire freneticamente le lancette dell’orologio, vero duce della nostra epoca frenetica e nevrotica che ci allinea a correre come soldatini marcianti nel nulla.

Poi, c’è la giusta scelta di Giuseppe di calare un pokerino delicato, premuroso e rispettoso che esula dall’incessante rumore che circonda il nostro vivere caotico, prepotente ed urlato. La sua è un’oasi crogiolante per orecchie ed anima, che ci fa indossare i rari panni di spettatori attivi, in quanto i tempi d’ascolto si respirano dilatati e distensivi, come se la lentezza fosse la panacea fondamentale per riappropriarsi di riflessioni sensate, analitiche ed illuminanti.

La chiave d’entrata è “Indifferente”: il racconto è sempre misurato e calibrato da un’essenzialità sonora pertinente e centrata. E’ come se una “Piccola onda” placida accarezzasse i nostri istinti, le nostre esperienze comuni da tornare a condividere; e, “Per chi si annoia” con questa proposta, personalmente mi farei una domanda in più: perché la quiete uditiva non mi prende? Forse, colpa di rumori e ritmi intensi? E certo, è proprio cosi!

Ecco, perché “Vivere piano” non solo ti mette a tuo agio ma ti rassicura alquanto su come concertare pause ristoratrici e ritrovare, cosi, sacrosanti tempi ponderativi. Quindi, diamo merito a Giuseppe Brogna di averci cullato nei suoi propositi facendoci riflettere, al contempo, di come potremo tentare di riappropriarci di una vita più consona alla nostra natura, più coerente, comunitaria, confezionata a misura d’uomo, senza la corsa alla competizione scellerata e disumanizzante.

Forse è tardi, ma ci si può sempre provare, iniettando altruismo nel cuore della speranza, che è sempre l’ultima (dura) a morire. Guai se non fosse cosi… (Max Casali)