recensioni dischi
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NITON  "Cemento 3D"
   (2022 )

I Niton sono un trio elettronico sperimentale italo-svizzero: Zeno Gabaglio al violoncello (ma vi sfido a riconoscerlo), Luca Xelius Martegani ai sintetizzatori analogici, e El Toxyque che utilizza oggetti non convenzionali, preparati ed amplificati.

Non so se debba descrivervi di nuovo questa musica, perché l'ha già egregiamente raccontata il collega Piergiuseppe “Peppe” Lippolis qui: http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=9098. Che ci facciamo qui allora? Il fatto è, che “Cemento” è uscito questa primavera, e ora in autunno è arrivato “Cemento 3D”, lo stesso album, con le stesse tracce. Solo che sono in 3D, cioè hanno subito quel processo chiamato “spazializzazione”. L'ascolto è diverso, e infatti, ascoltando le stesse tracce di una e dell'altra versione, si percepisce chiaramente la differenza.

Rispetto alla versione primaverile, i suoni si fanno un po' più scuri, più chiusi: dev'essere un effetto collaterale nel diventare tridimensionali. Sarà la percezione del loro rinnovato “spessore”, che li fa percepire come oggetti ben distinti nello spazio, ognuno nel suo posto, anche se a volte sono roteanti. Già dire “roteanti”, anziché “passare da sinistra a destra nelle cuffie”, dà l'idea della differenza di percezione. E' davvero un'esperienza immersiva, senza scomodare il trucchetto dell'8D. Ma perché ripubblicarla, a distanza di pochi mesi?

Forse la percezione del lavoro, per i Niton, è diversa: queste musiche sono ottenute rielaborando materiale collezionato tra il 2015 e il 2020, in luoghi diversi. Dunque, ora stanno facendo più esperimenti su un lavoro di ben cinque anni, che può aver dato luogo a riflessioni e scelte diverse, da provare tutte ora. Curiosità: tutti i titoli delle tracce significano “cemento” in lingue diverse. L'ispirazione principale dunque è la materia, che dà esiti diversi, come l'effetto industrial dei rumori di “Asmant”, la morbidezza di “Sima”, o quel vago sentore di Jean Michelle Jarre di “Magnetic Field 2”, nel brano “Usimende”. “Shuini” però è la più materica, con quello sfrigolio di oggetti misteriosi, probabilmente quelli di El Toxyque.

Potete dunque giocare anche voi, a paragonare la versione 3D e quella 2D, e decidere quale gradite di più. Quella 2D non è per forza da meno: in certi punti, i suoni più “piatti” risultano più vibranti, più contrastanti, come capita in pittura con le “campiture piatte di colore” di Gauguin. Con la versione 3D invece, c'è la fuga prospettica, e profondità di campo. (Gilberto Ongaro)