recensioni dischi
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ESPOSITO  "Panic room"
   (2022 )

La lotta per conquistare una comfort-zone è desiderio che ci accomuna, ma le strade per trovarla sono, spesso, diverse per ognuno. Chi la corteggia attraverso profonde riflessioni, chi immersi in qualche passione e chi, come il giovane cantante toscano Esposito (Diego) prova, attraverso la musica, a divincolarsi dai mostri interni che lo attanagliano, come amori naufragati e ricordi tosti da digerire e da somatizzare in poco tempo.

Il suo è un bel traffico introspettivo, che cerca di psicanalizzare tramite note e colori da attribuirgli ma che (non sempre) riesce nell’intento, in quanto lo tzunami emotivo sovente è poco gestibile e riconoscibile d’emblèe.

Con l’ausilio dei 6 pezzi di “Panic Room”, Esposito cerca la stanza ideale dove rifugiarsi per tracciare e delineare soluzioni che portino a togliere grigiore nella sua quotidiana doppia accezione di “errare” (sbagliare e vagabondare). La scelta dei due singoli “I giorni” e “Blu elettrico” è ben calibrata: nel primo vige un fitto narrato sospeso in aurea filo-Gabbani mentre, nel secondo, opta per un quadretto intimo e nostalgico ma con un bel piglio descrittivo.

Sempre con toni garbati e misurati, Esposito sa (comunque) finalizzare l’obiettivo vibratile anche con le placide “Benzina verde” e “Calamite”. Invece, la pop-ballad “Mi sono affezionato a te” tratteggia un tessuto evasivo spensierato e leggero, che fa da prologo alla conclusiva titletrack, dall’identità minimale e con un guitar-work echeggiante che culla dolcemente l’orecchio.

“Panic Room” va preso come una salutare sosta per auscultare sensazioni e ricordi che conducano ad agognati ristori mentali ma, talvolta, il troppo pensare può rivelarsi una lama a doppio taglio, capace di squarciare ancor di più ferite, preoccupazioni e convinzioni. Ma Diego saprà trovare, disco dopo disco, la giusta quadra per placare la tempesta interiore, tanto spiazzante ma anche necessaria e risolutiva per portare a termine evolutivi risultati promettenti. Quindi, no panic! (Max Casali)