recensioni dischi
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KUBLAI  "Kublai"
   (2022 )

Teo Manzo è un artista meneghino che, di creare qualcosa di rabberciato a tavolino, non gli garba proprio, ed è per questo che abbandona le precedenti matrici cantautorali classiche per immergersi in qualcosa che lo appaghi completamente, come quest’omonimo debutto titolato “Kublai” (che è anche il suo moniker artistico).

Nove i pezzi in elenco, formulati tra elettronica, psych e retaggi di cantautorato ricercato, che il Nostro accomuna in modalità concept e dialoganti tra loro: un percorso colloquiale nel quale i due protagonisti (Kublai e Marco Polo) passano una sera come tante, tra amici, per poi confluire anche in decisioni estreme.

La suadente “Pellicano” apre l’intera conversazione, mossa al minimo ritmico, che porta a struggenti considerazioni, mentre si cambia registro con “Orfano e creatore” in un impatto sonoro contrastante, tra baratro e resurrezione che comporta una sofferta liaison d’amore. Già con “Nevai”, Kublai miscela sapientemente l’effettistica con lodevoli tappeti acustici, riservando un finale sorprendente, e comunque non latitano neanche rigagnoli rock captati in “Cipango”, che fan riemergere, oltremodo, strisciate cantautorati credibili e pertinenti.

Invece, tra leggere distorsioni e climi oscuri, si dipana l’alta poesia di “Lullaby (ora dormi degli oceani)” e “Alla luce”, speziate con apici melodiosi e struggenti. La “Musa” ispiratrice di Teo è sicuramente il desiderio di contrapporre atmosfere ed umori improvvisi, con sterzate sonore che sanno ammaliare ad arte, con un collante che mai s’adagia in tessuti dozzinali, per allontanare la trappola di assomigliare a sé stessi e per sancire, cosi, il manifesto programmatico dell’album.

La ciliegina sulla torta è posta, in chiusura, da “E’ l’ora delle visite, Vincenzo”, effigiato da distesi quadretti sonori e vocali parimenti bellissimi e coinvolgenti. Se cercate un disco onestissimo, avvolgente, appagante e lontano da ammiccanti strategie, è cosa buona e giusta fidarsi di “Kublai”, in quanto traspare la spontanea pienezza progettuale di Teo Manzo, pronto a re-inventarsi per l’occasione per uscirne sempre a testa alta. (Max Casali)