recensioni dischi
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ZELDA MAB  "Elettricità"
   (2022 )

Sono sempre stato convinto che (in generale) a stare con i piedi in due staffe, si corre il pericolo di non curare bene nessuna delle scelte fatte: per questo, ho particolarmente apprezzato l’intuizione della bolzanese Zelda Mab (Gloria Abbondi) che, all’epoca della militanza con gli Adam, si era resa conto che questo la distraeva dal progetto principale con i Sick Tamburo (ex Prozac+) nel quinquennio 2014-2019.

Poi, complice l’impatto con “Cabriolet” di Salmo, si è decisa ad uscire allo scoperto per lanciarsi in versione solista, adottando il nome d’arte, preso da una parte dal celebre videogioco (''The legend of Zelda'') e dall’altra ispirandosi alla Queen Mab, la fata dei sogni menzionata da Mercurio in Romeo e Giulietta.

Tuttavia, per arrivare a questo e.p. d’esordio “Elettricità” la ragazza ha pagato (volontariamente) un dazio di salute non trascurabile, dimenticandosi di mangiare per dieci giorni, totalmente presa da una full-immersion scritturale che poi è degenerata in un ricovero ospedaliero.

Il lavoro in questione si dipana essenzialmente su distese di elettro-rock, speziato d’aromi ammalianti e sonorità dal piglio incisivo. La nervosa e scalpitante “Indimenticabile” spalanca il portone propositivo, mettendo subito in risalto la sua soavità vocale, che dà sicuramente il meglio nella godibile ritmia della titletrack. Per il singolo “Facile preda” vira invece su trame intimiste e garbate senza rinunciare, però, all’effetto cangiante tra luce ed oscurità, mentre cambia totalmente registro l’efferata “Il mondo fuori (Germi)”, che impazza tra sciami di guitar velenosi e veleggi elettro-punk.

In coda, Zelda sfoggia un sicuro inglese nell’eclettica “Soldier angel”, venato di spunti pop-wave e bizzarrie in itinere. Dotata di spiccate doti creative tra pittura, design e musica, l’artista va inquadrata come una guerriera della fantasia che trasporta l’orecchio nel metaverso autoriale del suo mondo particolare, sempre proteso a braccare nuove dimensioni appaganti, senza le quali non avrebbe mai risposto alla “chiamata alle armi” in maniera cosi brillante e foriera di grandi ambizioni.

Siam d’accordo, che appena 5 pezzi ancora non fan primavera, ma l’aria che tira è di quella buona. (Max Casali)