recensioni dischi
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THE JOHN-PAULS  "Bon mots"
   (2022 )

A cinque anni dal debutto di “Forget to remember to forget”, manifesto di slackness hippie ben condita da incursioni in territori non sempre facilmente definibili, “Bon mots” vede il ritorno su etichetta Aagoo di The John-Pauls, quintetto texano originario di Austin, con cognomi d’arte uguali per tutti, come i Ramones.

Philip John-Paul (chitarra e voce), Elizabeth John-Paul (batteria), Mikila John-Paul (voce e tastiere), Mark John-Paul (chitarra) e Matthew John-Paul (chitarra) rimangono tuttora avvezzi e fedeli ad una inebriante miscela di indie-rock-che-fu e composta intellighenzia, condensati in dieci tracce furbette e accattivanti, proficuamente virate verso strutture meglio definite rispetto ai recenti trascorsi.

Prediligendo la retta via al pur piacevole passato disordine, Mikila e Philip conservano l’alternanza di canto femminile/maschile dividendosi le canzoni una ciascuno come bravi bimbi, aprendo sull’aria quasi beatlesiana della title-track, infilandosi in atmosfere prossime ai Sonic Youth più edulcorati in “Same dweller, different cave”, gravitando con insistenza dalle parti dei Bodega nell’accoppiata “didn’t I??”/“Danny Green”, cullandosi nella soave indolenza di “O.O.O.”, mischiando le carte nei sette minuti di “No names”, stretti tra un incipit loureediano e la lunga coda strumentale à la Wilco.

In chiusura, rimane solo l’eco dei settantuno secondi acustici e sbavati di “Forgetness” a suggellare un lavoro a fuoco, centrato, non privo di personalità e di idee in divenire. (Manuel Maverna)