recensioni dischi
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PRIVATIVE ALPHA  "21 grams"
   (2022 )

Il nuovo, ambizioso progetto di Daniele Ferro verte intorno a diverse anime di altrettante figure di persone caratterizzate da un carattere particolare, che arrivate a fine vita, ed analizzando la loro passata esistenza, rivendicano a loro stesse forti identità ed dignità.

Una raccolta di storie quindi, ognuna delle quali coincide con un insieme di sentimenti ed inquietudini tradotto in musica grazie al gran lavoro di Ferro. Il risultato di tutto è questo ‘21 Grams’, un concept dove parecchi sono gli aspetti da considerare.

È particolarmente interessante, per esempio, come questi personaggi vengano descritti musicalmente, con risultati a volte inattesi, interpretati e descritti soprattutto con l’uso a tratti superbo delle chitarre. Se anche è vero, secondo me, che il racconto metal ha nei Dream Theater i loro più importanti padrini, l’interpretazione dei Privative Alpha non si riduce assolutamente alla clonazione, ma piuttosto ad una specie di tributo, ad un modo di intendere la musica dura che vide il picco di popolarità negli anni ’90.

Non so se, a tal proposito, la scelta di certi suoni di tastiera sia stata fatta per indirizzare il potenziale ascoltatore verso quel periodo, ma ascoltando ripetutamente questa raccolta, a parer mio di tanto in tanto ciò non rende giustizia alla resa finale di qualche brano, indebolendolo un po’. Mentre le carte vincenti ed energiche sono state senza dubbio le voci e le chitarre ritmiche, potenti ed incisive.

Ma, come sottende il titolo, non si può pesare l’anima, come del resto non si pùo pesarne le sue espressioni. Quella di Daniele Ferro, con questi brani si mette un po’ a nudo, e nessun aspetto estetico intacca le capacità e la bontà del musicista in fase creativa, compositiva e di arrangiamento. Pertanto rimane un disco essenzialmente rock, ed anche se gli arrangiamenti gli hanno dato “volume”, come tale va preso, perché vi è concentrata energia capace di far emergere un certo mal d’essere che affiora da personaggi di fatto simbolo ed espressione dell’anima di un artista. (Mauro Furlan)