recensioni dischi
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PHILIPPE PETIT  "A reassuring elsewhere, chapter 1"
   (2022 )

Immaginate una grande stanza col pavimento di parquet, dove camminare scalzi. Ma per terra è pieno di lego, soldatini, giocattoli di tutti i tipi dai colori sgargianti. “A Reassuring Elsewhere, chapter 1” di Philippe Petit suona così, come un coloratissimo disordine.

L'etichetta Oscillations che l'ha fatto uscire, ha un approccio massimalista, al contrario del minimalismo di moda oggi. Promuove artisti che evitano di lasciarsi incantare dalla meccanicità delle macchine, e che anzi evidenzino il tocco umano, e un senso narrativo, piuttosto che astratto e fine a sé. Questo “rassicurante altrove”, Philippe Petit l'ha costruito applicando un sintetizzatore analogico Buchla 200 al pianoforte. Accanto a quest'accoppiata c'è un theremin ed un altro sintetizzatore, l'EMS Synthi, applicato ad un secondo pianoforte, preparato con molti oggetti (mollette, cotone, metallo e stoffa).

L'esito è altamente percussivo. Petit dice di essersi ispirato ad una necessità di escapismo dalla realtà distrutta dei nostri tempi, per portarci in una dimensione dove il tempo non esiste, o meglio, mescola passato e futuro, in un retro-futurismo creativo. Ma non c'è nessun bordone di fondo, nessun drone che appesantisca, che dia quella sensazione di abisso profondo, che di solito si dà in queste situazioni sperimentali. Al contrario, ogni evento caotico, o vissuto piano piano, è come fosse per aria, senza la gravità che un suono basso le darebbe. E questo rende l'esperimento assai giocoso, da assaporare nel suo essere “orizzontale”, senza mai un crescendo drammatico. “Prima faccio questo, poi questo, e ora accade questo”. L'approccio di un giocherellone! (Gilberto Ongaro)