recensioni dischi
   torna all'elenco


ZEA & XAVIER CHARLES  "It's quiet"
   (2022 )

A dieci anni di distanza dal 7” che ne vide l’esordio nel lontano 2012, la coppia formata dal cantante e chitarrista olandese Arnold De Boer – in arte Zea – e dal clarinettista francese Xavier Charles, entrambi in passato membri dei The Ex di G.W. Sok, ritorna con le nove tracce di “It’s Quiet”, pubblicate per Makkum Records/Protagoniste e registrate in un solo giorno in un’unica take durante una pausa del tour francese ad inizio 2022.

Costituito da pezzi già presenti nel debutto, da episodi provenienti dal repertorio solista di Zea e da nuovo materiale composto per l’occasione, è un lavoro ondivago e ambivalente, dotato di un fascino tanto profondo quanto misterioso; sospeso tra decise incursioni in territori decisamente avant ed una curiosa apertura a costruzioni di inattesa fruibilità, l’album imbastisce una pièce al contempo tortuosa ed accessibile, mischiando piani, scenari, intenzioni.

L’incedere vagamente allucinato e teatrale di “De Doar”, la contemporanea à la Lucrecia Dalt di “What Should We Do With Our Bodies”, la mesta morbidezza di “Moarn Gean Ik Dea” sono solo altrettanti esempi di una scrittura costantemente in bilico sul filo sottile che separa mondi lontanissimi, una landa priva di confini e ricca di opzioni dove le linee di Zea incontrano i contrappunti di Charles, terra di mezzo di frequenze basse e tessiture disarmoniche (l’incalzante spoken word di “The Queen’s Feet”), di blues strapazzato dagli echi afro (“Wer Werom Komme”), di concitati numeri d’alta scuola per palati fini (“Boarne”).

Il risultato è un pastiche ipnotico intriso di suggestioni jazzy, un curioso ibrido colto che impiega inglese e frisone, offrendo la cover terribilmente haunting di “You’re Dead” di Norma Tanega, rivisitata in una veste spettrale che muta l’originale in chiave espressionista, la riproposizione di “Sethed Seketelat”, brano etiope col testo di G.W. Sok, una nuova versione di “It’s quiet”, prima canzone che De Boer e Charles scrissero a quattro mani, ed altre perle assortite accostate con apparente leggerezza in un milieu straniante, impreziosito da un mood notturno, confidenziale, intimo. (Manuel Maverna)