recensioni dischi
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IVORY GATES  "Behind the wall"
   (2023 )

Alla fine di novembre dell’anno appena concluso, sono tornati gli Ivory Gates, formazione brasiliana di stampo progressive rock/metal. L’ultima fatica discografica della band, la quinta in studio, prosegue la ricerca di una sintesi fra le influenze anni Settanta e la tradizione prog dei decenni successivi, senza rinunciare a qualche incursione in atmosfere latine.

Quello che emerge, però, nei quasi tre quarti d’ora di musica di “Behind the Wall”, è anche una certa riluttanza a svincolarsi da soluzioni melodiche al servizio della forma canzone: complessivamente, l’intenzione progressive a volte sembra quasi nascosta, prediligendo la costruzione di ritornelli efficaci rispetto alle suite nelle quali esprimere pienamente una perizia tecnica che, comunque, emerge in diversi momenti.

Tra i momenti più prog, “Behind the Wall” offre “Fall of Jericho”, con la sua corposa dose di thrash metal, una ballata in 6/8 (“The Leaves of Winter”) e la titletrack, mentre esperimenti più ambiziosi ottengono risultati altalenanti: “Duality”, con coraggio, incorpora ritmiche brasiliane e latineggianti con una certa efficacia, mentre gli esperimenti di mix fra flamenco e metal di “Prisoner” convincono decisamente meno.

Accanto a una serie di spunti interessanti, “Behind the Wall” passa anche per momenti più ostici, in cui la sensazione è che troppi elementi non si amalgamino alla perfezione, o altri in cui l’anima più prog sembra in parte snaturarsi. “Behind the Wall” è un lavoro, alla fine, più adatto a un pubblico metal in senso lato che ai fedelissimi del progressive. (Piergiuseppe Lippolis)