recensioni dischi
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ANNA SOARES  "Dionysus"
   (2023 )

Inginocchiati. Ora farai quello che ti dico io. E tu obbedirai. Lo sai che vuoi obbedire.

Secondo disco di Anna Soares, “Dionysus” procede nell'esplorazione dell'universo BDSM, in quest'elettronica sinuosa, condita spesso da sospiri e gemiti, e forse anche un rumore di sculacciate nel pezzo “DD/lg”, sigla che vi lascio decifrare da soli. Se il precedente “Sacred Erotic” già faceva intuire l'intenzione di trascendere l'erotismo verso il mistico, qui la volontà è ancora più esplicita, citando il dio per eccellenza dell'estasi: Dioniso.

Se nei testi, Soares prima accennava a quel senso di inesorabilità verso il proprio dominatore, ora affonda ancora di più nella psiche. A parte qualche ripetizione di troppo (“crawling” dappertutto, abbiamo capito che vuoi gattonare...), l'attenzione va sull'effetto inebriante che prova la mente, quando la si abbandona. E parallelamente, entra in gioco la ritualità, la dedica bacchica; Anna diventa una baccante (“Dionysus feasts on me / Ev'ry little part of me is sacred and broken”).

A volte Anna parla come Madonna in “Erotica” e “Vogue”, cioè freddamente, come in “Anesthetize”. Ma prima e dopo, si accende il desiderio di sensazioni fortissime, di sentirsi violata e “distrutta”, completamente alla mercé del master, ipnotizzata come una bambola (“Hypnodoll”); questo desiderio, lo esprime assottigliando molto la voce, rendendo spesso il canto un miagolio, come in “Sex monster”, su una musica inquietante, dove il ritornello sembra rispondere a Trent Reznor in “Closer”: “You fuck me like an animal / like I'm your bunny slave”.

In questo clima, forse il rapper Dorian Nox non dev'essersi sentito a suo agio; ospite in “Spiral cage”, i suoi versi in italiano non sono così arditi, non osano quanto quelli della padrona di casa... anche se in questo caso “padrona” non è il termine adatto! Ma questo è anche un atto politico, in un certo senso, dichiarato in “Ahegao”: “Sex is an act of rebellion / Orgasm is my revolution”. Allora, parlare di sesso come ribellione, stile “Sexual revolution” di Macy Gray, nel 2023 potrebbe far sorridere, a questa latitudine. Ma basti pensare all'Iran, all'Afghanistan, ma anche allo Utah, e forse la liberazione sessuale non è ancora così scontata in tutto il mondo. Ancora le donne possono venire condannate per una ahegao face. Poi, cosa sia l'ahegao face, io non lo so.

“Venus in Aquarius” presenta anche Gennaro Ferraro all'assolo di tromba, rendendo il brano più raffinato. Per il resto, si resta nell'impero dei sensi. Come recita in “Ritual”: “Venere sulle labbra, Dioniso nelle vene, Baubo nello stomaco”. Per chi non sa chi sia Baubo, tipo me, su Wikipedia dicono sia la dea dell'oscenità.

Un mondo sonoro forse delicato, per i kinkster più sfrenati, ma che può affascinare anche i vanilla, senza per forza doversi sentire da meno. Se non si presta attenzione alle parole inglesi, è semplicemente pop elettronico, molto ma molto atmosferico. Non ti sta bene? Silenzio, assumi la posizione. (Gilberto Ongaro)