recensioni dischi
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IL WEDDING KOLLEKTIV  "2084"
   (2023 )

Fulgido esempio di ispirata varietà, disponibile sia in digitale, sia in prezioso formato cd+fumetto e vinile+fumetto a tiratura limitata, “2084” è il concept sci-fi che ripresenta Il Wedding Kollektiv a due anni di distanza dall’esordio di “Brodo”. Lavoro ambizioso che unisce arte figurativa e musica dotta, va assimilato come indissolubile connubio di note e immagini, queste ultime affidate alle illustrazioni del giovane disegnatore romano Andrea Frittella.

Affiancano Alessandro Denni - già con Gronge, Sona e Goah, dal 2017 mente e motore del progetto nonché autore e produttore di tutti i brani - la vocalist Tiziana Lo Conte, il chitarrista Claudio Moneta (entrambi nei Roseluxx) e la violinista/sassofonista berlinese Inke Kühl, ensemble al servizio di quattro tracce complesse e inafferrabili, spiazzanti e ostiche, qualcosa come Stravinsky in forma-canzone, sedici minuti ostentatamente off, ben oltre la comoda definizione di art-rock.

Testi intrisi di un amaro ermetismo assecondano musica sbilenca e disomogenea, inquieta sonorizzazione di un artwork esaltato dal peculiare milieu di elezione; clangori metallici, dissonanze, echi free, fiati sinuosi ed ipnotici si muovono liberi, tratteggiando i contorni irregolari di una proposta colta e ardua. Antitesi dell’immediatezza, “2084” è operazione scopertamente intellettuale, valorizzata dall’interpretazione espressionista di Tiziana e dal taglio visionario che conferisce all’insieme un’aura di ragionata stravaganza.

La ricerca insistita della disarmonia, sublimata nell’opener “Quando i Residents si Tolsero le Maschere”, agitata da figure contorte sotto il canto melodioso, è il leit-motiv riproposto nel traffico impazzito di “Tentacoli”, ma anche nel groviglio ingannevole de “Il Modello di Sviluppo”, strofa lineare inghiottita dal gorgo infido che fagocita il ritornello. E’ il preludio alla sontuosa chiusura de “Tra il Futuro e l’Incendio”, affine all’astrattismo degli Starfuckers: spoken word su intelaiatura jazz con aggiunta di percussività disturbante, suggestivo richiamo ad una libertà compositiva avant, straniante e priva di costrizioni. (Manuel Maverna)