recensioni dischi
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LARS DANIELSSON LIBERETTO  "Cloudland"
   (2023 )

Lars Danielsson è un contrabbassista svedese attivo da oltre quarant’anni e considerato fra le figure più importanti e influenti dell’intero panorama jazz del nord Europa, sia nei panni del solista che con il suo ensemble.

La sua ultima creazione è “Cloudland”, un disco pubblicato nella primavera del 2021 a firma Lars Danielsson Liberetto. Sarebbe il quarto disco “Liberetto” della discografia dello scandinavo, ma stavolta il termine cambia posizione. Non un cambiamento sostanziale, comunque: Danielsson conserva il proprio inconfondibile stile, stavolta affiancato da Kinan Azmeh, clarinettista siriano, dall’amico fidato Arve Henriksen, trombettista norvegese con cui già aveva lavorato in passato, oltre che dalla sua vecchia band, trascinata in uno studio di Göteborg fra un lockdown e un altro.

Su queste premesse è nato un lavoro notevole, composto da dodici brani che esplorano il jazz continentale, ma non rinunciano a integrare profumi e colori provenienti da altre latitudini e qualche traccia di rock. Non c’è nulla che sia fuori posto e l’esperienza complessiva è persino migliore della somma, comunque importante, dei singoli elementi.

La titletrack è già manifesto di un jazz colorato ed elegante, ma fra le pieghe del disco sono stipate altre gemme come “Nikita’s Dream”, vagamente onirica, la seducente “Tango Magnifique”, "Desert of Catanga” coi suoi profumi maghrebini e il freddo nordico di “River of Little”. “Sacred Mind” porta con sé pure qualche traccia di oscurità, prima che “Imagine Joao” chiuda definitivamente un lavoro che rigetta qualsivoglia collocazione spaziale e temporale e che invita educatamente a perdersi nella sua bellezza e nelle sue infinite sfumature da scoprire, ascolto dopo ascolto, lentamente e con leggerezza. (Piergiuseppe Lippolis)