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EDOARDO DE ANGELIS  "Il cantautore necessario volume 2"
   (2023 )

Il nitore del suono, specie della chitarra e degli archi, e poi la voce sorridente e suadente che, preconizziamo, farà innamorare più di una fanciulla in vena di malinconie romantiche e poetiche profondità. Ecco cosa trovate qui, tra l'altro.

Ma facciamo un passo indietro. Resto convinto che ogni sapiens abbia pieno diritto di farsi la cover che preferisce e vuole, sotto la doccia o inscatolato in auto nella morsa del traffico. Ma quando mandi per il mondo una carovana di canzoni di altri, meritevolmente famosi, da te interpretate, le cose si complicano e allora l'asticella va inevitabilmente alzata. E a tal proposito resto convinto che se una cover non è intrinsecamente originale e non mero sfoggio di cultura musicale, e dal cimento chi la firma non intende trarre qualcosa di più dell'originale pedissequamente replicato, tanto vale che l'artista produca qualcosa in proprio o si appenda al chiodo.

Modelli in tal senso, che hanno migliorato alquanto vette già irte, sono la rilettura di ''Song to the siren'' di Tim Buckley da parte di Elizabeth Fraser dei Cocteau Twins, o ''Wooden ships'' di CS&N nell'interpretazione, di fatto cofirmata, dei Jefferson Starship in "Volounteers", correva l'anno 1969 (e di lì a poco Slick e Kantner produssero quel capolavoro, purtroppo di non facile reperibilità nei negozi - a trovarne ancora aperti - che è "Blow against the empire").

Tutto ciò premesso non possiamo che salutare con favore, fervore e letizia il secondo capitolo de "Il Cantautore Necessario" di Edoardo De Angelis, con produzione artistica di sua eccellenza Francesco De Gregori (che suona l'armonica in due brani). L'iniziativa della collana è dello stesso De Angelis e Michele Ascolese, che costruiscono un doveroso altare alla canzone italiana che non è monumento ma viaggio e ipotesi di racconto, immersione nel caleidoscopio di invenzioni oltremodo preziose che va dalla metà degli anni '70 a fine millennio. Traggono così nuovo smalto e esprimono, anzi sprigionano, nuova linfa opere di Franco Battiato, Fabio Concato, Paolo Conte (eccellente la cover di "Sparring partner'', immagino piacerà all'avvocato astigiano), Goran Kuzminac, Francesco Guccini, Mimmo Locasciulli (amico storico di De Gregori), Claudio Lolli, Vasco Rossi, Gianmaria Testa, Roberto Vecchioni, Antonello Venditti e Zucchero.

Niente male come sistema di sentieri sonori e canori, un itinerario che la canzone italiana si meritava e continua a meritarsi nelle sue punto di diamante. Sentieri, quelli che questo album fisico e anche digitale propone, che meritano più di un meditato ascolto e non sono da consumare mordi e fuggi, perché fungono da efficace antidoto alla melassa contemporanea, antidoto peraltro doveroso anzi immancabile, pronto soccorso per il sistema uditivo con l'evento Sanremo alle porte, con il suo codazzo di inutili polemiche mediatiche e superficiali banalizzazioni che con la musica vera hanno poco o nulla a che fare.

Voto 8, e una volta di più - al netto di ogni anacronistico sovranismo da quattro soldi - viva l'Italia della buona canzone. En passant ricordo che l'anno prossimo, ahimé, saranno 40 anni dall'uscita di "Creuza de ma"... (Lorenzo Morandotti)