recensioni dischi
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POCO  "Cantamos"
   (1974 )

In attività fin dal lontano 1968, i Poco si formano dalle ceneri dei Buffalo Springfield dopo che Neil Young e Stephen Stills abbandonarono la band. I membri rimanenti Richie Furay e Jimmy Messina, entrambi chitarristi, danno quindi vita ai Poco (inizialmente "Pogo") insieme a Rusty Young, talentuoso musicista chitarrista e virtuoso di pedal steel e steel guitar, George Grantham alla batteria e Randy Meisner al basso. L’esordio fu fulminante e fece ben sperare per il futuro della band dal momento che i "Pogo" riscossero notevoli consensi fin dalle loro prime apparizioni in pubblico.

Subito dopo dovettero però cambiare il nome in Poco per problemi di copyright, dato che Pogo era il nome di un fumetto all’epoca assai diffuso negli States. Jimmy Messina e Randy Meisner rimasero ben poco tempo nella band, il primo cercò fortuna col duo Loggins & Messina e l’altro, Meisner, trovò la gloria nei più famosi Eagles.

''Cantamos'' è l’ottavo album di una nutrita discografia sempre all’insegna dell’eccellenza salvo le poche ma inevitabili cadute di tono. Dopo i fasti degli inizi tuttavia la band, benché possa considerarsi l’antesignana di quel country rock semi elettrico che nei decenni ha fatto la fortuna di molti altri gruppi, non riuscì quasi più a replicare quel successo dei primi anni che peraltro sicuramente meritava e merita. Questo ''Cantamos'' ce li presenta al meglio della forma e a mio avviso ciò si evince con evidenza all’ascolto dei nove brani contenuti nel disco, brani ottimamente costruiti e particolarmente stimolanti e gradevoli. Lo si intuisce subito dalla song che apre la prima facciata dell’album, ''Sagebrush Serenade'', dove ai deliziosi impasti vocali iniziali, marchio di fabbrica della band, segue un ritmato intermezzo strumentale da brivido dove un fulminante banjo cerca il suo spazio e si destreggia tra assoli di chitarra elettrica e steel guitar in un caleidoscopio di suoni irresistibilmente trascinanti. Segue l’accattivante country ballad ''Susannah'' che ci trasporta in atmosfere che ricordano il vecchio west.

''High and Dry'' ci mostra invece i Poco alle prese con situazioni decisamente più hard, dove Timothy Schmidt al basso, sostituto di Randy Meisner, si fa notare per il suo pregevole lavoro allo strumento. Si tratta di quel Timothy Schmidt che andrà a finire pure lui sotto l’ala delle Aquile, dei più celebri Eagles, firmando tra l’altro diversi dei loro hit più famosi. Chiude la prima facciata ''Western Waterloo'' che si fregia di scivolare verso atmosfere assai vicine al southern rock, e anche qui il solito Timothy Schmidt ha modo di mostrare quanto il suo lavoro al basso sia in grado di dare i giusti spessore e grinta al brano. Molto belli gli assoli di chitarra e gli immancabili cori.

''One Horse Blue'' introduce la seconda facciata di questo bellissimo vinile (ah, il vinile, altra storia) e pure qui si respira aria di southern rock con questa godibile ballad. Segue ''Bitter Blue'', delicata song acustica che prende forma avvalendosi di una struggente melodia che arriva subito a imboccare le vie del cuore. ''Another Time Around'' si avvale di ottimi giri di chitarra elettrica che sostengono una bella melodia, che anche qui si fa apprezzare per la sua vivace fluidità. In chiusura un brano in puro country style, ''Whatever Happened to your Smile'', a cui segue ''All the Way'' la quale mette degnamente il sigillo a questo bellissimo album che non ci si stanca mai di ascoltare e riascoltare e riascoltare, cosa che accade sovente per quei lavori immortali che non risentono dell’usura del tempo. (Moreno Lenzi)