recensioni dischi
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ERNESTO BASSIGNANO  "Siamo il nostro tempo"
   (2023 )

A quasi cinquant’anni dal suo primo lavoro in studio, lo scorso autunno ha visto il ritorno sulle scene di Ernesto Bassignano, storico cantautore italiano classe 1946.

“Siamo il nostro tempo” è il titolo scelto dall’artista romano per un disco di otto brani che segue “Soldati, Arlecchini e Pierrot” del 2021 e che rappresenta, appunto, una riflessione su questa parentesi della storia.

C’è un po’ meno luce nello sguardo di Bassignano, più amaro del solito nel raccontare la realtà cupa di un popolo che “al balcone si è giocato l’anima e il cuore”. Il tutto, però, è descritto con una straordinaria delicatezza e un gusto poetico raffinato, espresso in una scrittura molto immaginifica.

Quella stessa grazia leggera e sospesa è anche figlia di alcune scelte musicali tutt’altro che banali: pianoforte e fisarmonica reggono quasi tutto il disco, con poco altro a fare da contorno. C’è il violoncello di Giovanna Famulari, qualche traccia di marimbe e una produzione cristallina di Edoardo Petretti, che ha ricamato altro in alcuni passaggi, senza snaturare un impianto sonoro volutamente scarno, anche perché nella sua essenzialità trova il suo grande spessore.

“Le voci della strada” contende a “Cosa resta da sapere” lo scettro di brano migliore del disco, ma tutto è a fuoco e gradevolissimo nel suo scorrere lieve. Bentornato, ancora una volta. (Piergiuseppe Lippolis)