recensioni dischi
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DENIS FRAJERMAN  "Tiphaine"
   (2023 )

Artista francese avant estremamente prolifico, Denis Frajerman è un multistrumentista noto ad un pubblico di nicchia per i fruttuosi trascorsi nel collettivo sperimentale Palo Alto, per la recente reprise del progetto The Blizzard Sow a fianco di Guillaume Boppe, per la nutrita attività solista. A quest’ultimo filone va ascritto “Tiphaine”, sette composizioni per poco più di mezzora, brani concepiti e realizzati nell’arco di due anni per celebrare il 50esimo genetliaco della moglie.

Pubblicato per KlanGalerie e realizzato in trio – Carole Deville al violoncello, Hélène Frissung al violino, lo stesso Denis a basso e percussioni – “Tiphaine” è essenzialmente un’opera di neoclassica, rivestita – a tratti addirittura oppressa – da una spessa coltre di buia malinconia.

Il clima generale è plumbeo, le atmosfere affatto serene: tra l’ouverture dissonante e attendista di “Sur ses ailes” e la chiusura drammatica di “Sous ses ailes” trovano spazio scenari foschi ed un complessivo senso di straniante alterità, convogliato lungo i binari di brani oscuri ed insinuanti. Tristi, ma non rilassati: segnata dagli accenti delle maracas, “Les vagues à venir” arranca monocorde per oltre sei minuti sui rintocchi cupi del basso; sospinta dal violoncello, “Dans l’air absent” scivola via su un’aria afflitta in minore; scosse dall’incedere minaccioso delle percussioni, “Au rythme d’un vent” e “Les dimanches glissants” insistono inquiete sui ricami del violino, in una terra di nessuno tra Stravinsky e Dead Can Dance, un regno di ombre equamente suddiviso tra pace e turbamento. (Manuel Maverna)