recensioni dischi
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DEMIKHOV  "The chemical bath"
   (2023 )

A ben sette anni di distanza da “Experimental Transplantation of Vital Organs”, sono tornati i Demikhov.

Per la formazione bresciana si tratta del secondo lavoro in studio, dopo alcuni cambi di formazione e l’ingresso in pianta stabile di Marco Tabacchini al basso.

In questo periodo, la band ha dato vita anche a Produzioni Rumorose, lo studio di registrazione dove ha visto la luce “The Chemical Bath”, un concept album in cui le vicende della storia contemporanea si intrecciano agli orizzonti teorici dell’avanguardia scientifica, esplorando le vicende di scienziati e cosmisti russi.

Sono sei i brani compresi nel disco, pubblicato all’alba del 2023: le coordinate rimangono quelle di un noise sporco e cupo, fortemente influenzato da temi industrial. Il colore sulfureo dei brani emerge in ambientazioni profonde ma claustrofobiche, nelle quali si ha la sensazione trovarsi al cospetto di una gigantesca nube tossica.

C’è una spiccata urgenza narrativa in un disco che riesce a esprimere un senso di sofferenza e drammaticità pur limitandosi a utilizzare la voce come mero strumento. Le influenze vanno dal rock all’hardcore, dimostrando un notevole grado di varietà e imprevedibilità in percorsi che sono spesso piuttosto lunghi e ragionati.

I bresciani Demikhov viaggiano spediti verso la maturità artistica con “The Chemical Bath”, nuova tappa di un percorso che, a giudicare dalla sua coerenza, sembra non sia mai stato davvero interrotto. (Piergiuseppe Lippolis)