recensioni dischi
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GRAND ISLAND  "Say no to sin"
   (2006 )

Norvegia? Freddo, fiordi, vichinghi e Grand Island. Gruppo, questo, stupefacente. Ascoltatevi "Us annexed" o "Fountain", e poi giurate su quanto avete di più caro che non vi hanno 'preso' almeno un po'. E non mentite, please. Se nelle vene avete ancora sangue (e dovreste averlo, altrimenti non stareste leggendo queste righe), non si può rimanere inermi di fronte ad un album come "Say no to sin". Titolo, questo, immediatamente contraddetto da un loro stesso brano (l'irresistibile "...And then I still said yes to sin"). Idee confuse? Tutt'altro. Se, per caso, questo vi pare rock anni '70, con il suo organo hammond a spuntare (e sputare) qua e là, non state sbagliando. Se vi pare, contemporaneamente, un garage-rock anni '90, non avete bevuto. Se poi il logo del gruppo vi richiama alla mente roba vagamente progressive (stile Manticore records), avete ancora fatto centro. Se, infine, in alcuni intermezzi musicali vi pare di essere piombati in pieno Rocky Horror Picture Show, e dopo 1 minuto di essere, invece, finiti di peso in pieno western bluegrass, non dovete pensare al ricovero. E' tutto vero, è tutto lì. E come è possibile? Nulla, pare, è precluso ai Grand Island. Nemmeno confondersi con i Led Zeppelin in 'Good enough', senza che il paragone sia irrispettoso o che suoni strano nel 2006. Ascoltando e riascoltando questo disco, emerge una proposta tra le più variegate attualmente in circolazione. "Say no to sin" è un disco consigliabile, nulla da eccepire. E i Grand Island, o sono geni, o pazzi da legare. Direi la prima. Ma chi può esserne sicuro? (Andrea Rossi)