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IL SISTEMA DI MEL  "Dimmi che va tutto bene"
   (2023 )

A tre anni da “Addosso”, “Dimmi che va tutto bene” segna il ritorno del quartetto bresciano Il Sistema di Mel, piccolo gioiellino nostrano dedito ad una lodevole declinazione dell’immarcescibile verbo emocore.

In verità, i ragazzi non si fermano all’essenziale. Certo, musicalmente, le coordinate sembrerebbero invariate: melodia in abbondanza, ritornelloni sparati a squarciagola con annessa deflagrazione delle chitarre, testi introspettivi ed ermetici quanto basta, accumuli e rilasci di tensione. Insomma, tutto il campionario dell’emo tradizionale, ça va sans dire.

Questo ad un ascolto distratto.

Ma l’emo richiede dedizione, non soltanto cieco abbandono all’onda d’urto a cuore aperto. Tutto il repertorio di trucchi assortiti va in scena sia in “Tornare a casa” che in “Sottosopra”, micidiale accoppiata introduttiva che recita a memoria il copione senza sbagliarne una virgola, ma da lì in avanti il registro inizia a mutare. Talora impercettibilmente, altrove con sfacciata evidenza, quasi a disegnare scenari inediti o punti di partenza per il futuro: e quello che appariva scontato si rivela in una luce diversa, mostra lati nascosti, azzarda – in sicurezza – un linguaggio nuovo.

“Distanti” si fa riflessiva rallentando il ritmo e dilatando le atmosfere; “Frammenti” tocca con rara grazia un tema delicatissimo e spinoso; “Un’altra volta”, sfaccettata e introversa, si rifugia in territori post-rock caracollando su una ritmica esitante; “Pigiama” – desolata e dimessa - vira addirittura sull’acustico; la strumentale “Chamel n.5” chiude nervosa e veemente un disco intenso e profondo, prova di maturità di una band molto più imprevedibile di quanto le apparenze suggeriscano. (Manuel Maverna)