recensioni dischi
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TOMAS HALLONSTEN  "Monolog"
   (2023 )

Tomas Hallonsten è un musicista svedese. Attivo da oltre vent’anni e protagonista di un numero importante di collaborazioni che ne hanno accresciuto la fama, Hallonsten ha da poco debuttato come solista con “Monolog”, un disco (uscito per Thanatosis Produktion) che contiene sei composizioni interamente strumentali con chitarra, piano, basso e batteria al centro del discorso, ma con indovinati inserti di drum machine e synth.

“Monolog” si inserisce in un calderone jazz, andando a trovare i propri riferimenti principali in Alice Coltrane, Hailu Mergia, Mamman Sani e Francis Bebey. È, però, un approccio molto libero quello che contraddistingue i brani, senza alcuna traccia di strutture rigide e sviluppi schematici.

Si parte con “Go Ashram Go”, che alterna momenti melliflui e altri quasi psichedelici. Le due parti di “In Clouds”, con il loro incedere irresistibile e dolce, sono l’ideale colonna sonora di qualche film romantico, con ancora qualche traccia di psichedelia nella seconda parte.

“Dusseldorf-Douala” è perfetta incarnazione di un’indole fra lo sperimentale e l’improvvisazione, prima dei ricami sintetici di “Earth” e dell’ultima “Vals Antifon”, anch’essa segnata da traiettorie meno classiche e decisamente imprevedibili.

Il debutto solista di Hallonsten certifica la tecnica e l’ispirazione di un artista in grado di intercettare abilmente le più moderne declinazioni del jazz. (Piergiuseppe Lippolis)