recensioni dischi
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FRANCESCO DEL PRETE  "Rohesia violinorchestra"
   (2023 )

Quando vedo odore di sinestesia (cioè si fondono sensazioni appartenenti a sensi diversi, come ho appena fatto all'inizio con vista e olfatto), la mia attenzione si attiva. Questo progetto del violinista Francesco Del Prete, “Rohesia Violinorchestra”, unisce udito e gusto. Per la precisione: musica e vino. Si tratta di cinque brani in duplice versione (per un totale di dieci tracce) ispirati alle produzioni della Cantina Cantele, radicata nel territorio pugliese.

Ecco la carta dei vini.

“Rohesia Pas Dosé”: un elegante tema di violino che dialoga col violoncello, condito da pizzicati, più la seconda versione, col sottotitolo “Attesa e Desiderio”, che vede l'ingresso di un pianoforte brillante. Suppongo sia un frizzantino. (Oh, io sono praticamente astemio, quindi posso solo indovinare la musica!)

“Teresa Manara Chardonnay”: un coinvolgente, repentino movimento degli archi, per il quale il videoclip mostra una danza tra i vigneti. La seconda versione “Teresa Manara – Tango per lei” replica il tema con un flicorno. Teresa Manara era un'esperta di vini, li distingueva e selezionava e si fece notare in un'Italia dove il settore era ancora prerogativa degli uomini, e per questo c'è uno Chardonnay che porta il suo nome. Dentro la musica c'è tutta la sua energia vitale.

“Rohesia Rosé”: dal gusto... saltellante, come il groove del brano, che nella seconda versione “A Sud” viene arricchita dalla ritmica di chitarra acustica... un vino funky!

Il “Rohesia Rosso” dev'essere leggero, a giudicare dall'andamento spensierato, che nella seconda versione “La Danza delle Rose” si ammorbidisce ancor di più, grazie all'intervento dell'arpa, che trasporta l'unione di vino e musica a livello bacchico.

“Amativa” è per palati forti: assolutamente tumultuosa nella prima versione, una musica orchestrale drammatica e passionale. Nella seconda versione “Sussurri” arrivano pesanti appoggi beethoveniani di pianoforte, e una voce emozionante.

Prendo un Rohesia Rosé, grazie! (Gilberto Ongaro)