recensioni dischi
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LUDOVICA BURTONE  "Sparks"
   (2023 )

La violinista Ludovica Burtone porta avanti la tradizione del jazz da camera, quello che fonde gli stilemi jazzistici con quelli della musica classica. Con l'album “Sparks”, uscito per Outside In Music, percepiamo chiaramente questo ibrido, fin dal primo pezzo “Blazing sun”, dove il pianoforte si scatena nell'improvvisazione, mentre gli archi (viola, violoncello e contrabbasso) formano un morbido cuscino di supporto, che poi servirà anche a Burtone quando prende la staffetta dell'assolo al violino. Non è solo jazz, infatti c'è anche l'aspetto compositivo: verso i tre quarti di durata, inizia una fase in pizzicato, fino al ritorno del tema iniziale, nei suoi 7/4.

“Sinha” prende spunto da una composizione di Chico Buarque, e si sente il punto di partenza brasiliano, coi suoi controtempi tipici; ci voleva una chitarra qui, e infatti ecco l'ospite a suonarla, assieme al percussionista. “Altrove” invece è tutta incentrata su una malinconica melodia cantata in “Lalalala”, che da un'iniziale delicatezza, giunge a picchi intensi.

Un assolo di sassofono apre drammaticamente “Awakening”, che invece poi si risolve in una corsa sfrenata. Come sempre in questi casi, emerge l'interazione della band, coesa nell'aumentare e abbassare l'intensità, così come nell'accelerare e rallentare la velocità. Con “Stelutis”, il batterista si concede un tempo dritto pop, ma solo per poco tempo. Gli archi qui impiantano degli incisi all'unisono carichi di groove, come in una funk band.

Tutta questa diversità è sintetizzata nei 12 minuti finali di “Incontri”. Incontri di sentimenti e stili diversi, come Ludovica che all'inizio marca le note come suonasse tango argentino, con espressività ben seguita nel ritmo da batteria e pianoforte, che non le lasciano il tempo di “sbrodolare”. Non li senti neanche i 12 minuti passare, tanti sono gli accadimenti, le fasi tranquille e quelle più energiche, fino ad uno special tutto noise, basato sugli archetti, che non ci si annoia mai, fino al finale tutto sincopato, con la stessa convinzione di una brass band diretta da Demo Morselli... ma fatta di violini, viola, violoncello e contrabbasso.

“Sparks” è un album luminoso, per l'appunto sparkling. All'inizio, magari bisogna concentrarsi e lasciarsi prendere un po' per mano, con l'avvio del primo brano che è un po' un diesel; ma poi, lo sforzo viene ben ricompensato. E, sembrerà un'ovvietà ma mi rendo conto che non lo è più, questa musica è da ascoltare. Ascoltare, non da usare come storia Instagram per dire “guarda che colto che sono”. E poi con la musica italiana sotto Siae non si può più fare, e forse è meglio. Restituiamo la musica alle orecchie, sottraendola ad altri scopi. (Gilberto Ongaro)