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SYNTAX QUARTET  "Studio di curvatura"
   (2023 )

I Syntax Quartet sono un quartetto jazz nato tra le mura del Conservatorio Boito di Parma. Chitarra elettrica, sax tenore, basso elettrico e batteria. Il loro album d'esordio si chiama “Studio di curvatura”, con tanto di copertina geometrica. Uscito per Emme Record Label, l'album fa fede al proprio titolo: i quattro musicisti cercano delle formule per uscire dal solito cerchio, ma in maniera proporzionata, non casuale o “sperimentale”. Ne consegue un'alternanza tra composizione e improvvisazione, paradossalmente senza eccessi di deviazioni strane.

Questo capita perché, se un musicista cerca strade troppo fuori dai binari della musica in corso, altro non fa che il classico percorso del jazzista, che improvvisando fa uscire qualcosa della propria personalità, come in fondo si è sempre fatto. Al contrario, i Syntax Quartet quando improvvisano, tengono a mente sempre dove si trovano, e mantengono gli assoli “dentro” i binari che essi stessi creano. In concreto quindi, abbiamo diverse fasi all'unisono, oppure omoritmiche, come in “Fuoriluogo”, dove appena uno cerca di scappare (ad esempio il chitarrista), viene subito doppiato in quel che fa, dal bassista. Ognuno ascolta gli altri e si muove di conseguenza, in una continua contrattazione. Così, si fa fatica a distinguere cosa è scritto e cosa estemporaneo. E forse è questo che crea la magia.

L'esempio più brillante di tutti è il brano “Avvio formattazione”. Già il titolo fa paura! In teoria, ognuno farebbe i compiti, come ci si aspetta. Il basso cammina (walking), la batteria, giocando col ritmo 3+2 second line di New Orleans, resta abbastanza scivoloso (swing). La chitarra ha i toni chiusi, ottenendo il suono classico. E il sax tenore è emblematico, nei suoi fraseggi. Insomma, ci sarebbero tutti gli ingredienti per un pezzo assolutamente tipico del jazz “normale”. Eppure, ha qualcosa di strano. Gli accenti spostati, gli unisoni, scelte sghembe di improvvisazione, gli danno un'aria bizzarra e curiosa. E un certo appeal freddo, algido (da cool jazz).

Al contrario, “Ponte crepuscolare”, che chiude l'album, è sostenuto da un arpeggio ossessivo della chitarra, che rende la situazione onirica e rarefatta, sul quale il sax suona un tema vellutato. “Elegia per un vinto” inizia tenue, ma poi la batteria gli dona energia, e segue gli altri tre negli accenti del refrain principale. Insomma, i Syntax Quartet cercano di approcciarsi al jazz in maniera quasi matematica, e questo è possibile grazie al loro interplay. (Gilberto Ongaro)