TOU E LA VALE  "Suoni contro l'indifferenza"
   (2025 )

Chi ha ancora il coraggio di prendere una chitarra acustica e cantare in maniera diretta delle ingiustizie? Ecco Tou e La Vale che lo fanno. “Suoni contro l'indifferenza”, uscito in tiratura limitata (100 CD + 50 cassette corredati da un booklet di 16 pagine con testi, note informative e disegni) suona come uno di quei dischi anni Settanta, registrati in maniera “grezza” per evitare troppi artifici di post produzione digitale.

“Diciannove – ventiquattro” elenca, cantandoli, i mali di questi ultimi anni, e gli autori si rammaricano che dovrebbero aggiornarla di anno in anno, non riescono a stare al passo con questi tempi disastrosi. Ci salverà solo il sarcasmo del testo: “Ritmi pacati in medio oriente (…) fum fum fum bombe in testa, che sia riccia o con la cresta”.

“Estate” è più intima, si concentra su lacrime e parentesi sentimentali chiuse. “Centro commerciale” rimette in moto il sarcasmo, elogiando lo shopping compulsivo: “Che bello che è il centro commerciale, con tutte quelle luci e quelle scale, che ti rincoglioniscono ad acquistare tutto quello, tranne quello che ti serve”.

La canzone ricorda come i centri commerciali facciano chiudere le attività locali, e qui mi voglio soffermare sul bellissimo booklet: è stato riempito di disegni naif (ma comprensibili), e accanto al testo di “Centro commerciale” è raffigurata la figura cardine dei nostri tempi, un galoppino in bicicletta con in spalle quel famoso borsone cubico, che pedala anche durante le alluvioni per pochi centesimi in più, simbolo dello sfruttamento celebrato a volte anche da alcuni degli stessi lavoratori. Hai voglia a parlare di nuovo di coscienza di classe, con queste premesse...

“Oro bianco nero e rosso” ricorda la leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso, portata alla notorietà nazionale da Roberto Saviano, che racconta la nascita delle principali tre mafie: Osso fondò Cosa Nostra, Carcagnossa la camorra e Mastrosso la 'ndrangheta. La canzone però ammonisce l'ascoltatore: “Non c'è 'ndrina senza la tua complicità”, mentre la voce de La Vale menziona gli impuniti, i “colletti bianchi al loro posto”.

“Plastica” gioca col materiale che proviene dal petrolio: “Questa pizza ha un sapore di plastica, plastica, il pomodoro è plexiglass (…) questa birra ha un sapore di plastica (…) sesso avvolti nel domopac, domopac”, mentre “Giradischi” è un'allegra predica contro l'ipocrisia nei comportamenti (“La notte arrapati e sessisti, il giorno casti e femministi”).

Non lo nomina, ma si capisce che “'U curdu” è una dedica a Mimmo Lucano, “'u fuorilegge di Riace” che preferì agire secondo coscienza, piuttosto che applicando una legge ingiusta. Anche i disegni riportano almeno tre volte i migranti morti in mare, mostrando tante mani che compaiono tra le onde. I testi sono diretti, senza poesia, senza perifrasi: tutto è scritto secondo necessità.

Dei gabbiani aprono l'ultima canzone, “Pelle d'angelo”, tra malinconici accordi di settima minore e maggiore, accompagnati dal contrabbasso. Tou e La Vale duettano l'ultima dedica ai migranti, che resta generica finché non viene esplicitato: “Un'altra pagina di storia a Steccato di Cutro non fa gloria”. Il pensiero va a quella nave turca naufragata nel 2023, arenatasi appunto in quella spiaggia calabrese. Il brano scorre con sobrietà funerea, è un requiem acustico che chiude un disco crudo e scomodo, che non fa nulla per smussare la propria consistenza attivista.

Se vi mancava una proposta senza compromessi ammiccanti, eccola qua. La domanda è se questi “Suoni contro l'indifferenza” riescano a smuovere le coscienze di chi è invasato da tifoserie politiche. Ma a chi è già sveglio, i Tou e La Vale danno un po' di conforto tra le musiche di plastica, con queste canzoni di legno. (Gilberto Ongaro)