FLAMINGO  "Half life"
   (2025 )

Ho sempre adorato le sorprese e, fin qui, magari sto dicendo una cosa scontata per tutti ma, per quanto mi riguarda, quelle che spuntano in questo periodo nel panorama musicale (dove la scena attuale, purtroppo, scarseggia di qualità) sono le più gradite.

Il collettivo marchigiano dei Flamingo è riuscito nell’intento di conquistare le mie orecchie con l’album d’esordio “Half Life”, che racchiude un prisma di luminosi generi: dal blues al soul, dall’R&b al jazz, grazie ai preziosi e variegati background maturati dai componenti della band, forti di grandi esperienze condivise con nomi di un certo peso.

Similarmente ad una squadra di calcio, schierano in campo 11 brani con l’obiettivo primario di ritagliarsi un angolo identitario, riconoscibile, personale, e già vi dico che ci sono riusciti senza vincoli, in piena… “libertà”: ed è proprio “Freedom” a declamare la loro indipendenza con un pezzo caldo, dal gran gusto vintage e svisate di guitar che lambiscono il Santana-sound, mentre andazzi di jazzy-blues si odono nella tenace “Hard living”.

Un refolo di funk-soul striscia nella stilosa “Hope”, ma i Flamingo brillano anche in modalità simil-ponderative nelle emblematiche “Good Old Days”e “Dreamland”, immerse in un sound elegantissimo. Invece, potenza e grinta vengono sviscerate in “Love in your eyes” e “Madness”, con virtuosismi non indifferenti.

E poi è difficile far scivolare il verace blues di “My road” senza decantarne la bellezza intrinseca... Riassumendo: “Half life” offre un’oretta di grande ascolto, con un esordio cangiante che brucia le tappe della maturità, in quanto già acquisita in passato per ognuno di loro ed ora messa a disposizione per il più che promettente progetto dei Flamingo. Occhio! La qualità non è un’optional. (Max Casali)