CARMELO GIUDICE "Wolfgang Amadeus Mozart: masterpieces in minor keys"
(2025 )
Il pianista Carmelo Giudice sceglie il modo minore, una modalità tonale che implica lo scaturire di profondità emotive come il dolore, il mistero e la tragedia, ben lontano dalla solita immagine musicale, che permea il lavoro del compositore, e quindi ben lontani da leggerezza e spensieratezza.
Tra i brani inclusi la Sonata per pianoforte No.8 in La minore, K310, la Fantasia in Re minore K 397 e la Fantasia in Do minore K.457, oltre all’Adagio in si minore e il Rondò in la minore.
L’album consta di 12 tracce esplorative del lato più introspettivo e drammatico di Mozart, ed è il lavoro di indagine approfondita che l’interprete dedica all’autore dei capolavori, con fedeltà storica e interpretativa, distribuito da Da Vinci Classics e disponibili su diverse piattaforme musicali digitali e fisiche.
Carmelo Giudice si rivela capace di mostrare all’uditore la complessità tecnica ma soprattutto emotiva di Mozart mettendone in luce, attraverso sapienti tocchi sulla tastiera, il lato “oscuro” e profondo con un approccio riflessivo e introspettivo unito a precisione tecnica, indissolubile per affrontare il repertorio mozartiano.
Ma dal momento che la musica non è solo annotazione matematica, ed essendo lo strumento stesso evoluto, dagli anni in cui operava il “nostro” caro Mozart, diviene difficile aprire al mondo un repertorio tanto significativo per i compositori posteri al compositore e al pubblico stesso, permeato di inevitabili pregiudizi sonori derivanti anche dall’immagine che di Mozart ha attraversato i tempi (soprattutto se non si ha avuto la possibilità di approfondirne i risvolti tecnici, biografici e storici).
Carmelo Giudice si inchina umilmente alla personalità dell’autore, ne rivela con espressività onesta e sincera il volto musicale e lo fa avvalendosi di precisione tecnica ma restituendo la cantabilità e il rispetto per lo spartito; egli ha il superpotere di bilanciare attraverso la trasparente interpretazione e nitidezza del suono, la dinamica che risulta controllata con un uso moderato del fraseggio, e riesce così a evocarne i tratti personalissimi e distintivi di quel Mozart che, pur nei tormenti, voleva essere leggero ed equilibrato quanto lo stile classico esigeva.
Ma Mozart è Mozart, rimane Mozart: per cui ecco la difficoltà di lasciar passare attraverso tutta la nitidezza e la precisione stilistica imposta, l’animo vero e suscettibile dei mille risvolti emotivi del compositore, combattuto, acclamato, disperato, oscuro, maniacale come solo i geni sanno essere, ma soprattutto drammatico. Una drammaticità lontana dai presupposti odierni, che Mozart riusciva a far trasparire ed emergere in modo unico e geniale, per l’appunto.
Giudice non è il pianista che si limita alla mera esecuzione tecnica, troppe volte tentatrice affrontando Mozart. Giudice ne indaga l’animo e, corrisposto da tanto impegno, il suo pianismo ne restituisce i frutti offrendo una interpretazione molto più che convincente, ma curata e sensibile. Il che la rende unica alle orecchie dell’ascoltatore.
Nella Sonata No.8 K.310 in la minore “Andante cantabile con espressione”, ogni nota ha un significato e prende luce la melodia, ornata su basso albertino, un momento di riflessione lirica che si antepone al dinamismo ritmico agitato e drammatico del movimento iniziale; ne prende le distanze e si espande armonicamente nella sezione centrale che Giudice ben rende con profondità e tensione senza scadere stilisticamente nell’eccesso timbrico.
Il tocco del pianista interpreta il significato del discorso mozartiano reso con la semplicità compositiva ritraente Mozart ed il suo “fanciullino” di Pascoliana memoria, che si interfaccia con stupore non solo al mondo esterno ma al proprio intimo sentire.
Troppe volte ho ascoltato la Fantasia in Do minore K.457 esabordante di intento e di tensione drammatica. Perché il pianista le adora le passioni. Ma questo, care signore e cari signori, è Mozart. Non uno qualunque. Il perché sia entrato nella storia della musica mondiale ne contempla il fatto che Egli sia riuscito a rendere in punta di dita su una tastiera l’universo sentire umano decodificandone con un linguaggio musicale unico apportante la Sua firma musicale e con intelleggibile chiarezza i turbamenti, le inquietudini: il tutto riuscendo nell’impresa di fornire l’ascolto rassicurante della cui epoca si cibavano le menti e poi il cuore.
Giudice dipinge su una tela bianca le note, le mostra per quello che sono, sempre e solo state: il vero Mozart. (Elisabetta Amistà)