![]()
ALKORD "Opera viva"
(2025 )
L'ensemble degli Alkord si trova al crocevia perfetto tra musica classica e jazz, sia per organico che per scelte compositive.
Uscito per Brutture Moderne, “Opera Viva” è il loro quarto album, dove possiamo immergerci nella creatività elegante di questa formazione composta da chitarra (elettrica e acustica), il trio d'archi violino – violoncello – contrabbasso e batteria, con ospite un corno inglese nel brano “Luci”.
L'album è aperto da venti floydiani che ci portano fuori strada, con i soli piatti e tamburi. Inizio psichedelico? Invece poi, in “Bulletin Scolaire” arrivano gli archi a eseguire un tema sinistro, doppiati dalla chitarra. Prima del fade out finale, il suono viene deformato elettronicamente.
Segue una cover molto ricercata: “Chorinho” di Lyle Mays. Mays fu l'innovativo tastierista che nella fusion curò soprattutto la ricerca dei suoni, fino ad allora inusitati nel jazz. Oltre a percorrere una carriera solista, lavorò a fianco di Pat Metheny. In questa versione, il vorticoso tema viene eseguito all'unisono da chitarra e violino, su ritmo al contempo rapido e morbido della batteria.
“Il Lago Buio” è un'altra melodia lugubre di violino, seguita però poi da un indiavolato swing. Più avanti, in “Strass” un leggero valzer di pizzicato d'archi accompagna una chitarra che glissa le note con lo slide, facendo incontrare due stili molto distanti fra loro.
L'ironico titolo “Unnecessary Song” accompagna un pezzo gentile e moderato, mentre in “Vanilla” il chitarrista accende l'overdrive e il batterista lo segue con un incedere più rock, mentre il contrabbassista passa al basso elettrico.
Si torna acustici con “Your Turn”, e torna anche il violoncello con un tema malinconico, alleggerito dal ritmo brasileiro di chitarra e batteria. Qui c'è spazio per un assolo di contrabbasso, che mostra la sua capacità melodica. Una rullata di tom su un tempo di 6/8 apre “Wormhole”, atipico blues dove il violino segue le blue notes della chitarra elettrica (il tema è costruito sulle settime minori di scala).
Chiude l'album “Ribelle Placato”, che è una serie di arpeggi di violoncello che non cercano una tonalità di “chiusura”, vagando tra continue progressioni e modulazioni. In dieci brani, gli Alkord sorprendono non tanto per l'innovazione, quanto per la ricca varietà di idee e soluzioni stilistiche poco comuni, raggiunte senza cercare eccessi o shock. (Gilberto Ongaro)