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05/05/2022   I RAGAZZI DEL MASSACRO
  ''Le parole e gli spazi fra le note, a volte sono più importanti delle note stesse..''

Bentrovati ragazzi! Sono passati due anni dalla nostra ultima chiacchierata. Per prima cosa: come avete vissuto questo periodo, per giunta molto particolare per tutti noi? ''Questi due anni hanno avuto due diversi aspetti, quello negativo: tutto questo è coinciso con l'inizio della promozione del nostro primo disco, periodo in cui avevamo un fitto calendario live, con appuntamenti radiofonici e interviste; naturalmente tutto questo è finito improvvisamente a causa della pandemia. Poi c'è stato anche un lato positivo: che è quello d'aver prodotto grazie al tempo libero creatosi dal nulla un EP: "...And Johnny left the gun" e aver subito dopo gettato le basi del nuovo disco "Juvenile street". Grazie a questa maggiore disponibiltà di tempo abbiamo potuto curare maggiormente i dettagli e gli arrangiamenti, continuando anche durante il lockdown a vederci in sala prove, sperimentando anche molto di più. Entrambi i lavori hanno portato grosse soddisfazioni e buoni feedback nelle recensioni, questo ha compensato in parte la mancanza di soddisfazione che il blocco dei live aveva generato''.

In questi mesi avete, appunto, pubblicato un EP e un nuovo disco. Noi eravamo rimasti all'album omonimo. Cosa è cambiato da allora a "Juvenile Street", vostra fatica più recente? ''Per cominciare abbiamo avuto un cambio di formazione. Dopo che Paolo Codega (il bassista), ci ha lasciati, abbiamo ingaggiato Carlo Andrea Ceccoli. Carlo ha una provenienza musicale più wave e più vicina ai nostri gusti, di conseguenza il sound e la parte ritmica ha goduto della sua influenza. Inoltre è sicuramente cresciuta l'intesa musicale fra di noi, riusciamo meglio ad amalgamare le nostre influenze in un sound più omogeneo ed originale. Infatti il nostro ultimo lavoro ha lo scopo di elaborare in brani originali tutto ciò che ci ha influenzati in passato, come rivedere e suonare a nostro modo tutta la musica che ci ha formato''.

Ascoltando il lavoro quello che più colpisce è una crescita sia compositiva che produttiva. Seppur mantenendo una forte identità post punk, a questo giro non avete avuto paura di andare oltre... ''Abbiamo dato spazio ai synth e ad altri strumenti meno convenzionali nelle nostre composizioni, come: tromba, percussioni varie e l'uso della sega sonora. Inoltre la nostra composizione è frutto della collaborazione di noi tutti e quindi l'amalgama di cui ti parlavamo prima si arricchisce di diverse sfaccettature che colgono anche il momento esatto in cui si compone. A volte, la nostra composizione è spontanea e frutto di improvvisazione, ne è un esempio la nuova title track: "Juvenile Street", composta e arrangiata pochi giorni prima di entrare in studio di registrazione. E' vero. Di base siamo sempre partiti dalle strutture armoniche dei testi di Davide ma poi abbiamo elaborato gli arrangiamenti in sala e in studio e, in alcuni casi, abbiamo stravolto completamente le strutture originali. Da non tralasciare anche l'evoluzione nei testi partita già lo scorso anno con le liriche antimilitariste dell'EP "...and Johnny left the gun" che all'epoca sembravano anacronistiche e ora, purtroppo, non lo sono più. Anche se forse non lo sono mai state, perché non è passato giorno al mondo senza guerre. Questo era proprio lo scopo del' EP, risvegliare le coscienze. Bisogna comunque sempre andare oltre, soprattutto quando la musica viene suonata con la nostra attitudine, che certo non è da classifica, ma l'attitudine del punk: "do it yourself".

Anche arrangiamenti, atmosfere, suono sono diversi. Con chi avete lavorato a questo giro e come avete scelto i nuovi compagni di viaggio? ''Come dicevamo, rispetto al primo album abbiamo avuto un cambio di formazione che ha visto l'ingresso di Carlo Andrea Ceccoli (ex Divide by Zero, di Ravenna) al basso e synth, con il suo sound specifico. Oltre a questo, l'atmosfera delle registrazioni è stata influenzata anche dai due studi che abbiamo scelto: EDAC Studio (con Davide Lasala) per l'EP, il RealSound Studio (con Ettore Gilardoni dei Crooks) per il nuovo album. Un compagno di viaggio speciale è sicuramente Gigi Ghezzi (della band di Tonino Carotone) che ha dato colore a due brani dell'album con la sua tromba. La scelta dei collaboratori avviene sempre per ispirazione del momento e verte su chi condivide con noi l'attitudine di cui parlavamo prima''.

Quello che fate emana sempre cultura, ha un'anima contaminata da film, poesia, immaginari artistici e anche se siete comunque identificabili in un filone post punk / new wave - e con questo ci riferiamo non solo al comparto musicale, ma proprio culturale del periodo - le idee non si estinguono e non risultate mai ripetitivi. Come ci riuscite? ''E mai si esauriranno, perché non solo prendiamo spunto da storie di vita vera, che sono inesauribili, ma soprattutto ci ispiriamo alla letteratura noir, al cinema e al teatro. Ci piace raccontare le persone con vite al limite e con esperienze curiose e interessanti, cariche di un vissuto particolare, spesso fuori dall'ordinario. Sono storie che usiamo per disegnare una morale, che si relaziona al comparto sonoro in un legame inscindibile. Nei film, nella letteratura e nei personaggi che raccontiamo puoi perderti e ritrovarti in un vortice di sensazioni e sentimenti che per ognuno possono anche essere personali e differenti. Non vogliamo che il risultato sia per forza il medesimo, le interpretazioni devono essere importanti e ben determinate, ma libere. Come se fosse un canovaccio teatrale. La difficoltà di sicuro non è nel non doversi ripetere, ma nel non banalizzare, nel saper scegliere con criterio, cosi come si sceglie un suono, un accordo, così sono altrettanto importanti le parole e gli spazi fra le note, a volte forse più importanti delle note stesse''.

Ora che la musica dal vivo ha ripreso a correre, vi chiediamo se avete già in programma un live e, più in generale, cosa portate sul palco, oltre ovviamente ai brani del nuovo disco. ''In questo momento stiamo cercando di pianificare delle date per riuscire a promuovere al meglio "Juvenile Street", ma non è semplice, la pandemia ci ha portato via molte realtà e probabilmente viviamo come altre band del nostro livello una maggiore difficoltà ad esibirci, difficoltà soprattutto nel trovare location adeguate. Sicuramente da settembre ripartiremo con dei live set acustici. Sul palco, ovviamente, porteremo il disco nuovo ed anche l'EP "...and Johnny Left the gun" che siamo riusciti fino ad ora a suonare in pochissime occasioni. Purtroppo ci aspettavamo una rinascita e tanto entusiasmo, ma pare che la musica live ai nostri livelli abbia perso interesse. Vediamo solo i grossi eventi catturare l'attenzione del pubblico. Ma spesso guardando la folla sembra che partecipi per status simbol. Gli sguardi e il linguaggio del corpo non comunica partecipazione e non ci sono i connotati di chi vive il live anima e corpo. "Ma non vi danno un po' di dispiacere quei corpi in terra senza più calore? Non cambierà, non cambierà... No, cambierà, forse cambierà, cambierà? Sì, cambierà...". Permettete la citazione. Ai posteri l'ardua sentenza. Buona Vita e Buona musica... live!''.