Sono presenti 1306 interviste.

23/07/2024
RAMO
''Come mai una lumaca dovrebbe avere un guscio a forma di gelato?...''

23/07/2024
ROBERTO GROSSI
''Una bella canzone è tale se lo è anche ascoltata solo con chitarra e voce...''

tutte le interviste


interviste

26/05/2022   AUGE
  ''Affrontare una vita quotidiana fatta di distrazioni, di desideri assopiti, di divise difficili da scegliere...''

Il progetto auge nasce a Firenze nel 2019 dall’incontro tra Sara Vettori al basso, Matteo Montuschi alla chitarra e Mauro Purgatorio a voce e synth. Il debutto sulla scena musicale avviene nel 2020 con l’EP “Magnetic Domain”: sei tracce in inglese la cui produzione certifica il collante artistico della band. Nel 2021 il trio elabora il proprio percorso attraverso una urgenza condivisa che li porta alla preziosa collaborazione con il produttore e musicista Flavio Ferri con il quale realizzano il loro secondo lavoro, questa volta in italiano, “IN PURGATORIO”.

Ciao raga. Siete al terzo anno d'attività. Cos'è accaduto in questo triennio? Avete precedenti esperienze di band? ''Ciao! E’ stato un triennio positivo a dispetto della pandemia, nel quale è nato e si è sviluppato il progetto AUGE: nel 2020 un EP di esordio, “Magnetic Domain”, 6 tracce in inglese per la Contempo Records, e nel 2022 un LP composto da 9 canzoni in italiano tra le quali una cover, ''Anima Latina'' di Battisti/Mogol, disco per il quale ci siamo avvalsi della preziosa collaborazione e produzione di Flavio Ferri e che è uscito in aprile per l’etichetta VREC Music Label. La nostra band nasce dalle ceneri di rispettive ex band del circuito fiorentino: Matteo e Sara facevano parte dei Vowland e Mauro dei Loopcide e The Leeleegroovers, ma tutti e tre abbiamo altre esperienze alle spalle''.

"In purgatorio" è il nuovo album. Cosa volete sottolineare col titolo e, in generale, negli 8 brani inclusi? ''Quando abbiamo concluso la pre produzione dei brani ci siamo resi conto di aver quasi involontariamente realizzato un concept album: nei testi il denominatore comune è una sorta di limbo nel quale le anime perdute si ritrovano, nell’affanno del dover affrontare una vita quotidiana fatta di distrazioni, di desideri assopiti, di divise difficili da scegliere e da indossare, tuttavia ancor dotate di una speranza di resurrezione che è lì, dietro l’angolo. Da quel limbo all’idea del purgatorio il passo è stato breve, anche in considerazione che quello è anche il cognome del nostro cantante... :-)''.

Il nono pezzo è una rilettura di "Anima latina" di Battisti. Cosa ha di particolare questo brano di Lucio per averlo scelto? ''Volevamo completare la stesura dell’album con una cover, come spesso si faceva nelle produzioni di fine anni '90, così Mauro ci ha fatto ascoltare questo brano che subito abbiamo trovato incredibilmente bello, articolato e difficile da ripensare: una sfida a tutti gli effetti dunque. Si tratta infatti di una canzone progressive di Battisti corredata da due strofe incredibili scritte da Mogol, frutto delle sensazioni e dei contrasti emozionali emersi durante un loro viaggio in Brasile. Abbiamo subito scritto la nostra preproduzione, quindi Flavio Ferri, che proprio con quel pezzo ha deciso di iniziare a collaborare con noi, ha completato l’opera in post produzione. Ne è venuto fuori un brano che a nostro modo di vedere fa capire quale apertura mentale stilistica abbia la band pur conservando l’etichetta rock dark wave''.

Il nucleo tematico dell'opera è incentrato sull'assopimento delle anime nei solchi della propria pelle e di maschere indossate a forza, per poi rivelarsi nel nulla. Da cosa è scaturito il fatto di incentrare questo filo conduttore? ''Nei nostri brani abbiamo sempre un filo conduttore: in “Magnetic Domain” era la società in generale, il suo decadimento e le sue contraddizioni. In questo il focus è l’umanità: ancor più interessante da sondare, da esplorare, da osservare, se pensiamo al periodo che abbiamo appena vissuto. In tanti credevamo che le persone, uscite dalla pandemia, avrebbero vissuto il periodo successivo con impeto positivo, come una sorta di rinascimento, un uscire fuori “a riveder le stelle” ed invece è stato l’esatto opposto: l’individualismo si è rafforzato, la solitudine, la chiusura dentro le proprie abitudini e la routine sono diventate le stampelle per poter permettere quantomeno di respirare e camminare. Tutta questa evidenza, questa sofferenza nascosta ci ha portato a scrivere i nostri testi''.

Secondo voi, la musica può davvero scuotere, in qualche modo, le coscienze su tematiche urgenti? Ha ancora quel potere riflessivo nonostante una diffusa superficialità pensante? ''La musica ha il dovere di non arrendersi mai: anche di fronte al momento più generalizzato di desiderio di superficialità e materialismo rappresenta uno degli strumenti che consentono, forse a pochi, di poter trovare proprio in un componimento un respiro, un afflato, una condivisione delle proprie emozioni. Tuttavia ci rendiamo conto che proprio in questo momento c’è una maggiore attenzione verso le produzioni un po’ più impegnate: c’è una nicchia crescente di persone desiderosa di ascoltare anche progetti sconosciuti, magari grazie anche al passa parola. In tutto questo nuovo panorama in movimento è preziosa la nostra presenza nel roster degli artisti targati VREC, perché questa etichetta con le proprie scelte artistiche rappresenta oggi un buon filtro per coloro che ricercano musica non superficiale''.

La produzione artistica è affidata a Flavio Ferri (Delta V). In cosa vi ha arricchito il suo prezioso apporto? ''Flavio è stato per noi il booster di tutta la nostra produzione: sapevamo di aver composto belle canzoni ma cercavamo un orecchio ed una mente esterna che ci dicesse in cosa poter migliorare ancora. La sua presenza costante, la sua generosità nel darci consigli e suggerimenti nel pieno rispetto delle nostre visioni musicali è stato ciò che ci ha fatto moltiplicare le energie. La qualità dell’artista Flavio Ferri è indiscutibile ma vogliamo sottolineare quanto la qualità umana sia ancor più eccellente. Con lui concordiamo sull’idea che per qualsiasi collaborazione prima viene l’anima e l’essere umano, poi l’artista''.

"In purgatorio" esce anche nella versione vinile in limited edition (200 copie) ed ognuna è personalizzata: in che modo? Una maniera per renderla unica? ''Una volta terminate ed ascoltate in fila, secondo scaletta, tutte le canzoni, Sara, che è una eccellente illustratrice, ci ha portato un incredibile disegno che da solo riassumeva tutto il concept dell’album, per noi quella è stata da subito la copertina! Abbiamo quindi deciso di esaltare il lavoro di Sara con una cover dalle giuste dimensioni e dato che amiamo il vinile abbiamo optato per quel formato, con edizione limitata, numerata e personalizzata copia per copia dalla stessa autrice con fregi dorati, perché anche l’artwork potesse essere in linea con la produzione musicale. Sara e Caterina Scardillo (docente di Lettering a Firenze) si sono poi occupate dell’inserto, nel quale è possibile trovare i testi delle canzoni, la nostra foto scattata da Luca Fivizzani ed il QR code per poter scaricare i brani anche su altra device''.

Seguirà un tour? Già avete qualche data in cartello? ''Pur essendo tutti musicisti con precedenti esperienze alle spalle, AUGE è praticamente un progetto che solo adesso, terminata l’emergenza, si sta affacciando sulla scena musicale: al momento l’unico tassello mancante è proprio una agenzia di booking. Tuttavia abbiamo appena presentato l’album il 6 maggio al Teatro del Progresso in Firenze e a breve suoneremo, sempre a Firenze, all’Ultravox (7 giugno) ed al Rive Gauche di Calenzano (13 giugno). Fisseremo a breve una data a Grosseto in Piazza Duomo presso la Libreria Palomar, interessata alla presentazione del nostro LP ed uno show case presso lo storico negozio fiorentino di vinili Data Records''.

Grazie agli Auge per questa intervista e formuliamo a loro le migliori prospettive professionali. (Max Casali)