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07/06/2022   LHASA SOCIETY
  ''Siamo la grondaia che convoglia l'acqua che cade dal tetto...''

Partiamo dal principio. Com'è nata la vostra band? Che musica fate? ''L’idea del progetto è nata addirittura nel 2004 da una prima band “adolescenziale” chiamata Testuari, in un periodo in cui tutti suonavano punk e rock alternativo noi ci presentavamo già con brani strumentali da 6/10 minuti. La nostra musica ha molte influenze dovute al nostro background da musicisti e produttori in svariati progetti, in sintesi possiamo definirci Post-Rock Strumentale o Electronic-Ambient ma all’interno dei brani si possono scoprire sfumature funk, rock psichedelico o techno''.

Quali sono state le esperienze che vi hanno maggiormente formato? Quali sono i modelli di ispirazione della vostra musica, magari anche cinematografici? ''Il nostro sogno è sempre stato poter comporre una colonna sonora per qualche film, adoriamo il cinema, d’altronde i gruppi che più ci hanno ispirato hanno in qualche modo lavorato come compositori per qualche pellicola, pensiamo ai Mogwai ad esempio. Siamo cresciuti ascoltando i Deftones, Tool ma anche Boards of Canada e Alan Parson Project fino ad arrivare ai più recenti Weval, Nicolas Jaar, Rone ecc.''.

La vostra band nasce a Torino. Cosa porta dentro alla vostra musica questa città e questo territorio? Com’è il vostro rapporto con l’esoterismo? ''A nostro avviso chi nasce in questa città non può che avere un dualismo interno marcato, il bene e il male convivono in queste vie come all’interno di chi le vive. Siamo appassionati di Gustavo Rol e spesso questa figura ha fatto sentire la sua presenza in più di una occasione durante il nostro percorso artistico. Citando proprio quest’ultimo musicalmente possiamo dire che siamo soltanto "la grondaia che convoglia l'acqua che cade dal tetto” e la mettono in musica''.

E’uscito il vostro album ''OBE''. Ce ne volete parlare? Qual è il significato del titolo? ''OBE sta per “Out-Of-Body-Experience”, il concetto di viaggio astrale o viaggio oltre corpo, un tipo di esperienza che abbiamo vissuto sulla nostra pelle tutti e tre in tre modalità differenti (Pre-morte, Viaggio astrale e Meditazione). Il fatto di conoscerci da quando eravamo bambini e di aver vissuto esperienze di questo tipo ha fatto sì che si creasse una chimica musicale intensa, il suono che esce dai nostri brani non è studiato a tavolino o costruito secondo dogmi musicali specifici, è semplicemente quello che esce naturalmente dal nostro inconscio durante le lunghe jam in sala prove. Per questo motivo l’album è stato registrato in presa diretta, proprio per dare la sensazione a chi ci ascolta di sentirci vicini a lui e al suo mondo, l’errore o l’andare per un secondo fuori tempo rendono l’esperienza più reale. Speriamo di esserci riusciti''.

Le atmosfere di questo album sono particolari, a tratti cupe, a tratti aggressive o altre volte quasi sussurrate. Che storia raccontano? ''Come dicevamo non c’era una intenzione specifica di creare un mood coerente con tutto l’album. Queste canzoni sono state composte nell’arco di 4 anni e si portano dietro tante esperienze belle e brutte che abbiamo passato singolarmente, ritrovarci in sala a comporre per noi è come un rito dove buttiamo tutto ciò che ci preoccupa, che ci fa arrabbiare o che ci rende felici, suonare ci alleggerisce e ci cura. Il fatto di essere una band strumentale e non essere vincolati da un testo o un racconto ovviamente è fondamentale per riuscire a completare questo rito''.

Come mai i vostri volti sono coperti da maschere? ''Ognuno di noi ha scelto il proprio animale guida, anche grazie alle nostre esperienze extra-corpo. Non c’è un significato particolare sul tipo di animale, è un po’ come se loro avessero scelto noi. In live non utilizziamo maschere anche perché diventa difficile suonare e gestire il tutto''.

Si evince una certa una certa eterogeneità di influenze nella vostra musica; alcuni membri della band hanno anche altri progetti paralleli? ''Sì, assolutamente, sia Victor Bomì (Synth e Chitarra) che Debbands Aka d_bnds (Synth e Basso) producono musica elettronica strumentale più influenzata dalla techno melodica berlinese o comunque elettronica “organica” con tanti synth analogici... gli stessi dei Lhasa ovviamente''.

Quali sono le band del circuito indipendente che stimate di più e che hanno un percorso comune al vostro? ''Fra il circuito indipendente italiano che merita potrebbero esserci i torinesi Niagara, i Planet Opal o Buonarroti. Abbiamo tanta qualità nello stivale...''.

Se doveste descrivere con tre parole la vostra musica, quale usereste? ''Introspettiva. Emozionale. Reale''.

Cosa pensate del panorama musicale attuale? ''Sicuramente è un panorama vasto, forse troppo vasto. Il fatto di avere tantissime proposte nuove ogni giorno e tantissimi progetti nuovi ogni settimana fa si che si perdano un po’ le tracce di molta gente valida, molti musicisti di talento che a causa di un algoritmo non riescono a farsi sentire. Noi scaviamo molto nel web alla ricerca di producer o band emergenti di talento, spesso ci sono realtà con decine o centinaia di ascolti su YouTube o Spotify che meriterebbero davvero il successo. Il produrre con suoni alla moda ha rimpiazzato la sperimentazione e lo studio del proprio suono. Non vogliamo fare i polemici ovviamente, anzi, come abbiamo detto c’è tanto talento e tanta buona musica, basta cercarla bene e non soffermarsi al primo banner che si incontra''.

Quali sono i pro e i contro dell'era digitale? ''Il pro è sicuramente il fatto che se hai talento ma non hai contatti puoi comunque arrivare a un pubblico in scala mondiale e distribuire la tua musica ovunque, senza contare le possibilità di produrre con poco in cameretta con un portatile e una DAW e non più in studio, quindi il digitale in questo senso “livella” le possibilità a più persone che vogliono esprimersi con le 7 note. Il Contro è molto simile al pro, tanta possibilità vuol dire anche tanta spazzatura. Il talent scout non esiste più perché non si cerca il talento ma il prodotto che nasce e muore in 1 mese, il digitale ha portato le etichette a fare catalogo e non più a investire nel progetto. Forse l’era pre digitale era più romantica mentre l’attuale era digitale è sicuramente più comoda''.

Come vedete il futuro della musica? ''Ci auguriamo che la musica torni ad essere ascoltata con un orecchio più curioso e che venga apprezzata anche per il lavoro che c’è dietro ogni singolo brano, sarebbe bello vedere persone realmente appassionate dei vari progetti. Magari, perché no, ritornare a comprare dischi e non ascoltare un album cambiando traccia ogni 30 secondi su una piattaforma streaming''.