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24/05/2015   MIKE 3RD
  'Stop Divide et Impera! Stop War!...'

“The War Is Not Over” ha un titolo suggestivo, come e quando è nata l'idea di un disco contro la guerra? ''Il concetto alla base di “The War Is Not Over” nasce nell’ultima fase, se vogliamo definirla in questo modo, della mia epoca Hypnoise. Dopo aver presentato “St. Valentine’s Porno Bar” a Londra nel 2006, ho sentito il bisogno di creare un nuovo album espressione di un profondo bisogno personale. Un impegno artistico contro la più stupida delle dimostrazioni di forza della quale l’umanità non vuole liberarsi, la guerra. Così ho iniziato a scrivere, ma i tempi non erano maturi. Pensavo già allora che il centenario dell’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra fosse la condizione ottimale per dare un impatto emozionale appropriato a questo lavoro. Così gli anni sono trascorsi, alcune collaborazioni si sono sviluppate, altre sono nate, altre sono terminate. Mentre lavoravo perché il mio “In The Woods” (Maracash Records) arrivasse su tutti gli scaffali d’Italia, mi rendevo conto che il tempo correva veloce. Registrando “In the Woods” ho allora terminato la stesura di “The War Is Not Over”, ed appena conclusa la prima fase del tour di promozione del primo “pargolo” mi sono chiuso in studio per dare alla luce il secondo. Sono stati mesi frenetici, sofferti, intensi; un grande dispendio di energie sia creative che finanziarie, non avendo purtroppo un produttore esecutivo alle spalle. È stato un periodo nel quale la fatica non ha potuto trovare posto, dove un solo traguardo doveva essere raggiunto. Oggi ci siamo. 100 anni fa l’Italia entrava nella sanguinosa Prima Guerra Mondiale. 100 anni dopo arriva “The War Is Not Over” ad omaggiare la memoria di tutte le vittime delle guerre, dalla Prima Guerra Mondiale a tutti i conflitti che l’umanità ha permesso e permette non accorgendosi della vergognosa manipolazione alla quale viene assoggettata''. Il disco esce a meno di un anno da “In The Woods”. C'è un filo conduttore che lo lega al precedente? ''Nonostante il brevissimo lasso di tempo che separa le pubblicazioni, penso che l’unica cosa che li lega sono io, il mio songwriting, il mio peculiare sound. Non vi è un filo conduttore comune. Se vogliamo, è naturale che per alcuni versi le liriche di “In the Woods” condividano alcune tematiche proprie anche di “The War Is Not Over” anche se quest’ultimo, per struttura e concettualità, si pone parallelo all’universo dei concept-album. Ciò nonostante non lo definirei un concept vero e proprio''. “The War Is Not Over” è un disco di passione o di riflessione? A quali atmosfere e suoni hai attinto per questo lavoro? ''E’ un disco di passione e di riflessione. Vuole invitare ad analizzare le cose in profondità, ad andare oltre la superficiale analisi, l’amato uso da parte di molti delle scorciatoie del cervello. “The War Is Not Over” vuole dare emozioni, trasportare in visioni. Nonostante il tema di per sé delicato, portatore di dolore e sofferenza, vuole anche suggerire una visione di speranza ed ottimismo generata dall’intuito, dall’amore nella più larga accezione del termine, dalla fantasia, dalla creatività. “The War Is Not Over” è un caleidoscopio di atmosfere e di suoni, è pura sublimazione della sperimentazione concettuale dei paesaggi sonori. La struttura del disco, apertamente ispirata a quella dell’opera classica “Quadri di un’esposizione” di Modest Mussorgsky, si presta meravigliosamente a consentire estreme contaminazioni rese possibili dal fatto che la guerra è tristemente parte dell’umanità e della sua storia''. Già con “In The Woods” ti abbiamo visto lavorare con special guest, arrivati nei tuoi studi grazie al rapporto di amicizia e stima costruito nel tempo. Quali sono i collaboratori speciali di questa nuova avventura? Come hanno accolto un tema così forte come quello della guerra? ''Quando mi sono trovato con Pat in occasione delle registrazioni di “In the Woods” ho avuto modo di scambiare idee e progetti futuri, anche con Tony che da subito mi ha comunicato la sua volontà di partecipare e contribuire a “The War Is Not Over”. Questo nuovo e complesso lavoro mi vede molto impegnato su diversi fronti in quanto, oltre alle chitarre ed alle voci, ho provveduto a tutte le parti di piano, rhodes, tastiere e ad alcune tracce di basso a fianco dei bassisti ufficiali. È un album complesso, mai spigoloso, prende l’ascoltatore per mano e lo porta con sé, convincente e pieno di sorprese. Per farlo così, dagli Stati Uniti sono arrivati degli autentici miti della musica come Levin e Mastelotto, dalla Germania il grandioso Benny Greb, dall’Italia una marea altrettanto grande di gusto, sensibilità artistica e competenza con Iarin Munari, Alberto Stocco, Roberta Canzian, Filippo Galvanelli e Sofia Borgo. Tutti musicisti che, fatta eccezione per Iarin, avevano già contribuito a “In the Woods”. Gli ospiti mi hanno fatto molti complimenti a parte per il songwriting, l’originalità e la qualità delle canzoni, con altrettante battute e barzellette su noi chitarristi (ride…). È stata una full immersion felice e creativa … dai, due brevi barzellette dalle sessions: “Sapete quanti chitarristi sono necessari per cambiare una lampadina? Dieci! Uno la cambia e gli altri nove guardano affermando che loro saprebbero farlo meglio!”… “E quanti cantanti sono necessari per fare la stessa operazione? Uno solo che tiene ferma la lampadina in quanto il mondo gira attorno a lui!”…'' Come nasce l'impianto grafico di “The War Is Not Over”? ''La copertina del disco nasce da una intuizione di un mio caro amico, Riccardo Berlanda, un giovane grafico di grande talento che l’ha realizzata interamente a mano con pennino a china. Il resto del booklet nasce dalle mie visioni, volevo un impatto forte e narrativo che si ponesse temporalmente in modo trasversale''. Quando pensi alla guerra ciò che vedi è una distesa di tombe? ''Non solo. Da tempo, per anni di studi e per un determinato percorso personale, quando penso alla guerra penso alle decine di milioni di vite perse per la gloria e la sete di potere di poche potenti famiglie elitarie. Penso che tutte queste vite perse gridano attraverso la storia come monito per le generazioni future, per non cadere ancora, nuovamente, nel solito vecchio gioco del “Divide et Impera” che nella sua radice più profonda è origine di tutti i conflitti. John Lennon con “Imagine” ha dimostrato di aver compreso, anni orsono, il “core”, il nocciolo della questione, ammiro il suo lavoro con a fianco Yoko Ono per sensibilizzare la popolazione e costruire una società senza guerra. Non è un sogno da “sessantottino”, è una reale possibilità condizionata al risveglio della coscienza dell’umanità. Stop Divide et Impera! Stop War!''. Al tuo fianco l’immancabile Ronan Chris Murphy: qual è stato il suo parere sul disco? ''Ronan, come tutti i miei collaboratori, è stato da subito interessato al nuovo lavoro, considerandolo tanto interessante quanto difficile da realizzare vista la complessità del progetto, gli ospiti importanti ed i tempi assai ristretti. Quando ha ascoltato le registrazioni che avevo portato a termine il giorno dopo essere arrivato in Italia è rimasto impressionato, ha subito detto che questo è il miglior lavoro di engineering che abbia realizzato. Particolare cura è stata posta nella produzione artistica curando ogni singolo suono nel dettaglio più raffinato. Il lavoro che abbiamo fatto assieme ha avuto una ottima base, e così è nato, come sostiene Ronan, un album dal suono glorioso proprio di pietre miliari come “The Dark Side of the Moon”, “White Album” per citarne due registrati su profumato nastro analogico. Ci siamo anche tolti lo sfizio ed abbiamo confrontato un estratto da questo ultimo lavoro con la canzone “Vertigo” tratta dal disco degli U2 “How to Dismantle an Atomic Bomb”, ovviamente è stato necessario un “level matching” che tra l’altro i servizi di streaming hanno iniziato ad implementare. Nel confronto “The War is Not Over” ci ha colpito profondamente per la profondità, la ricchezza, la corposità, lo spazio tra gli strumenti. La guerra pacifica contro il “Loudness war” ha segnato un altro punto a favore''. Non poteva non essere così visto il contributo della filosofia del Prosdocimi Recording, rivolta proprio a restituire il glorioso sound analogico… ''Poteva un album intitolato “The War is Not Over” non essere contro il “Loudness war”? Questo lavoro si pone come importante testimonial nella tutela della qualità e della dinamica dei suoni contro la diffusa e sempre più contestata da tanti addetti ai lavori, guerra del volume. Una guerra che ha raggiunto livelli inauditi e che in moltissimi casi ha restituito alla storia dei mostri sonori senza dinamica. Riguardo all’esempio fatto prima, si pensi che il disco degli U2 (nella media RMS dei livelli) è risultato essere approssimativamente circa 10 db più loud di “The War is Not Over”. Il motivo di tutto ciò risiede nel fatto che, per il gusto di contestualizzare, a parità di volume della radio in macchina, il cervello umano riconosce come più attraente il mix che suona più forte. Un mix viene reso estremamente loud per scopi puramente commerciali, per sovrastare altri concorrenti se l’utente non alza il volume dell’apparato. Il problema è che per ottenere ciò la qualità e la dinamica si perdono, la musica diventa piatta, se ascoltata a volume più alto addirittura sgradevole. Per questo, nelle note di produzione del booklet digitale di “The War is Not Over”, abbiamo detto chiaramente che se si vuole il disco “beautiful and loud” basta alzare il volume del proprio impianto stereo. La differenza salterà fuori dalle casse. Buona musica a tutti!''.