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06/04/2023   FERNANDHELL.
  ''Il nostro universo è poco social, inteso come piattaforma interattiva, e più sociale, nel senso vero di condivisione...''

Nel testo di ''Extra/Ordinary'' fai riferimento "allo stereotipo moderno che cerca sempre di mettersi al centro dell'attenzione". Di chi parli esattamente? ''Di quella schiera di persone, ahimé sempre più nutrita, che cita e/o fa riferimento ad argomenti di natura psicopatologica in modo molto, troppo leggero, sminuendone l'importanza. Sono usati come didascalia a post di dubbio gusto, di drink sottolineati con "disagio", o di persone molto ben vestite e curate che si annunciano "caso umano". È diventata quasi moda proclamarsi "insani mentalmente" a testimonianza della propria appartenenza al mondo attuale, sempre più folle e al limite, quando so pertinentemente che chi in realtà deve gestire delle vere patologie di ordine psicologico fa enormi sforzi senza necessità di dover mercificare i propri demoni''.

Tra le tue influenze stilistiche citi Jawbreaker e Bad Religion. Cosa rappresentano per te questi artisti, oltre che indubbie reference musicali? ''Sono parte di quel mondo che mi ha fatto crescere e diventare l'uomo che sono oggi. Ho avuto il piacere di lavorare sia con i Bad Religion, che con Blake (non con Jawbreaker, ma con Jets To Brazil) durante i miei anni da promoter, e ne sono rimasto colpito, oltre che per le loro performance, per la grande semplicità e disponibilità fuori dal palco. Sono così on e off stage, loro sono quello! Il loro approccio alla musica è diretto, le loro canzoni ti arrivano dritte al petto e alla testa ed è ciò che ho tentato di trasmettere con ''Extra/Ordinary''.

Essere punk in Italia. Tu lo sei dai primi anni '90. Come è cambiata la scena da allora? ''Lo raccontavo oggi a mio figlio, pensa che buffo! Lui ora ha quasi 15 anni, suona il basso e indossa le magliette dei Ramones. Mi ricorda molto com'ero io alla sua età. La differenza è che allora il giro underground poteva contare su tutta una serie di strutture, club, etichette, distribuzioni di matrice indipendente. Era la tua famiglia, eri supportato e supportavi. Si andava in tour in furgone, si dormiva in terra, nei sacchi a pelo e si facevano mille date, mentre ora anche i gruppi che cominciano hanno tante, troppe pretese: fanno solo alcune date selezionate, girano in tourbus, suonano solo in club, hanno crew nutrite. Tutto questo ha letteralmente calpestato il circuito underground, rendendolo un sistema agonizzante. Inoltre, ora mi sembra tutto molto individualista, si condivide poco, si celebra poco insieme, ed è un vero peccato''.

E il progetto Fernandhell. come si colloca nel presente della musica italiana, punk o non? ''Si colloca a fatica, ma lo sapevo sin dall'inizio. Vedi, Il fatto è che ciò che suoniamo, quello che scriviamo ed il nostro stesso approccio derivano proprio da quel circuito di cui ti parlavo prima; il nostro universo è poco "social", inteso come piattaforma interattiva, e più sociale, nel senso vero di condivisione. Però mancano i supporti, o sono fortemente limitati. Questo non interferisce però con la nostra voglia di suonare ed esprimerci, lo facciamo perché è parte di noi, se poi il messaggio arriva a più persone non possiamo che esserne felici''.

Come hai scelto i tuoi compagni di band? ''Ho cominciato dapprima con una formazione, con cui ho deciso di non continuare per divergenze, prevalentemente musicali. Ale, il nostro bassista, mi ha seguito durante le registrazioni dell'Ep "And The Gatten Army", facendo parte del team dello studio; ne è rimasto entusiasta e quando sono rimasto solo si è proposto. È un ottimo elemento ed un caro amico di vecchia data. È stato lui a presentarmi Arturo (batteria) e Marco (chitarra). Non potrei esserne più soddisfatto, abbiamo un'ottima intesa ed è molto facile e divertente suonare insieme''.

E il rapporto lavorativo con Moquette Records quando ha avuto inizio e in che modo? ''Ho conosciuto Gianluca al concerto degli Afghan Whigs di Milano, lo scorso ottobre. Lui era lì con un'amica comune, io invece seguivo la band come promoter in una delle mie ultime date con quel ruolo. Abbiamo cominciato a parlare del concerto e di musica in generale, legando immediatamente. Mi ha espresso il suo apprezzamento per il progetto Fernandhell., dicendo che gli sarebbe piaciuto farlo rientrare nell'etichetta. Non credo che da allora ci sia stato un solo giorno in cui non ci siamo sentiti e confrontati; è sempre molto presente e concreto, e buona parte del merito di questa release va attribuita a lui e ai ragazzi della label''.

Dopo questa release cosa farai? Tour, lavoro in studio... cosa dobbiamo aspettarci? ''Ho in cantiere già diversi pezzi che registreremo questa estate e che faranno parte di un disco. Presumibilmente lo faremo uscire verso la metà/fine di Ottobre di quest'anno, se tutto fila liscio. E poi sì, sicuramente alcuni live italiani e, chissà, forse esteri''.