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26/05/2023   ANTILABE'
  ''Siamo un gruppo di ricerca sonora senza etichette precostituite, nessun limite ad utilizzare strumenti ed armonie...''

Repetita iuvant. Avevamo intervistato Adolfo Silvestri degli Antilabè in occasione del loro precedente disco Domus Venetkens (Lizard Records, 2018), ispirato (anche) alle origini delle popolazioni venete, tema a cui lo stesso Adolfo ha dedicato un omonimo romanzo [vedi precedente intervista http://www.musicmap.it/interviste/new.asp?id=463) e abbiamo ora il piacere di presentare, stavolta anche in compagnia di Marino Vettoretti, il loro nuovo lavoro appena uscito in formato vinile, Animi Motus. Band trevigiana composta da sette elementi (Carla Sossai, voce; Luca Crepet, batteria, marimba, percussioni, vibrafono; Alessandro Leo, sax baritono, soprano, sopranino; Adolfo Silvestri, basso elettrico, bouzouki, chitarra classica, contrabbasso, handpan; Loris Sovernigo, pianoforte, tastiere; Luca Tozzato, batteria, percussioni; Marino Vettoretti, chitarre, flauto dolce, synth guitar, tastiere - https://antilabe-com.webnode.it), gli Antilabè rientrano fra le formazioni di non facile inquadramento in un preciso filone musicale: buon segno, anzi ottimo in quanto indice di versatilità, di creativa fusione di influssi e contaminazioni diverse. Nei loro dischi (Dedalo, 1997; Diacronie, 2010; Domus Venetkens, 2018, Animi Motus, 2023 – a cui vanno aggiunte partecipazioni a compilation progressive) possiamo infatti ritrovare sonorità mediterranee e folk, spunti jazzistici e fusion, atmosfere che richiamano le matrici progrock e quant’altro potete scoprire solo… ascoltandoli. E dunque apriamo il sipario.

Benvenuto su Music Map Marino e bentornato Adolfo. Prima di entrare in medias res con l’ultimo vostro lavoro, Animi Motus, rinfreschiamo la memoria del cybernauta che ha già letto la precedente intervista (http://www.musicmap.it/interviste/new.asp?id=463 pubblicata anche nel testo da me curato NonSoloRock. La passione del progressive nell’era digitale, Edizioni, Erasmo, Livorno, 2021, pp. 110-117 – e pardon per la necessaria autocitazione) o presentiamovi a chi non ha avuto ancora modo di conoscervi. Con sforzo di sintesi, rimandando ai citati riferimenti per ulteriori approfondimenti, quali principali caratteristiche potreste indicare per la vostra band e quali le principali tappe artistiche finora percorse? Adolfo: ''Innanzitutto grazie Mauro per un’ulteriore intervista sul nostro ultimo lavoro! Con uno sforzo di sintesi, possiamo dire che gli Antilabé nascono come gruppo di ricerca sonora senza etichette precostituite, nessun limite ad utilizzare strumenti ed armonie che fanno parte di un più vasto universo sonoro in quanto amiamo attingere, come hai già rimarcato, da più generi''.

Concedetemi di soffermarmi su una questione generale, ma di estrema rilevanza e attualità con note alquanto inquietanti, una tematica che non può non coinvolgere l’artista e la sue opere, ovvero quello della cosiddetta rivoluzione digitale (sto pensando alle utopie - sono ancora tali? - del transumanesimo e ai ripetuti moniti sui rischi dell’Intelligenza Artificiale e ai suoi vertiginosi sviluppi ed applicazioni provenienti da alcuni dei loro stessi padri fondatori, che hanno chiesto un periodo di “riflessione”). Come si pongono gli Antilabè e la loro musica nei confronti di questa trasformazione epocale della società, tuttora in corso, che ben più di uno studioso considera segno di un imminente mutamento antropologico, da Homo Sapiens a Cyborg postumano? Marino: ''Per rispondere alla tua domanda nello specifico, è sempre necessario trovare un compromesso fra il lavoro “artigianale” (composizione, testi, orchestrazione, arrangiamenti) e le possibilità di utilizzare strumenti digitali come supporto della fase precedente, senza per questo diventarne schiavi svilendo gli aspetti umani dell’artista''.

Compiuto il “rituale dello scarto” (dicasi: togliere il cellophane dal vinile, aprirlo, e approcciarvisi con tutti i crismi ben noti ai musicomani come lo scrivente…) e gustatomi un artwork ben curato e in sintonia con i contenuti (degna di nota la copertina con volto femminile relativo all’opera del Maestro Pier Toffoletti “FACE-SPLASH 18-918”; all’interno citazione di Rudolf Steiner sull’anima come soggetto di conoscenza e riferimento al concetto di “ombra” di C.G. Jung), si apprezzano orizzonti sonori caratterizzati da un’ampia varietà di atmosfere dal sapore mediterraneo, sovente distensive, con vibrafono, flauto, fiati e piano a fare da protagonisti, a cui si avvicendano stimolanti momenti di ripartenza ritmica prevalentemente in stile fusion, con basso e batteria molto ben calibrati, il tutto impreziosito da una voce femminile perfettamente adeguata al contesto. La parola ai protagonisti: come nasce e si è sviluppata quest’ultima creazione “antilabiana”? Adolfo: ''Animi Motus nasce nel periodo critico della pandemia durante il quale, vista l’impossibilità di trovarci fisicamente, abbiamo utilizzato proprio gli strumenti di cui sopra per sviluppare le nuove idee. Tutto parte da “i movimenti dell’animo”, quelle emozioni che fanno parte del corredo di ciascuno anche se vissute individualmente. Ecco che abbiamo toccato argomenti come la paura, il dubbio, la solitudine, per arrivare, infine, ai motivi di speranza dove ogni essere umano deve trovare la sua dimensione perché la vita s’impara giorno per giorno. Pur parlando di aspetti apparentemente “difficili”, il messaggio che vogliamo dare con il nostro lavoro è esattamente l’opposto''.

Sono sempre stato dell’avviso che paragonare un disco all’altro nel repertorio di un gruppo, il che intendiamoci, verrebbe spontaneo ed è oltremodo diffuso, a conti fatti sia un’operazione rischiosa e le più volte fuorviante. Ogni disco non solo esprime una moltitudine di sensibilità, contesti e contingenze storiche irripetibili non solo in ambito micro e macro sociale ma anche relative all’artista-band, alla sua-loro fase evolutiva e, last but not least, alle dinamiche di gruppo. E nelle dinamiche del vivente, come c’insegna Eraclito, niente resta uguale a sé stesso, tutto scorre, tutto passa (panta rei). Tanto premesso, quali peculiarità musicali e tematiche possiamo individuare in Animi Motus rispetto ai dischi finora realizzati? Marino: ''Questo lavoro segna il cambio di consegne a livello compositivo, se nei lavori precedenti c’era la presenza fissa del tastierista-compositore Graziano Pizzati, i brani di Animi Motus recano la mia firma coadiuvato da Adolfo e da suo figlio Alessio nell’ultimo brano. Pertanto le influenze musicali, rispetto al passato, sono inevitabilmente diverse, con incursioni in mondi sonori che finora non avevamo esplorato''.

Da appassionato di progressive rock non posso non chiedervi le ragioni della scelta di avere, almeno finora, Animi Motus, in solo formato vinile. Scelta sì di tendenza e molto apprezzata nei nostri ambienti che ne accentua la imprescindibile componente “rituale” dell’ascolto, ma che al tempo stesso ne rende meno agevole l’accessibilità e la fruizione… Adolfo: ''Fin da subito la scelta è ricaduta sul vinile per una questione prettamente emotiva, il coronamento di un sogno quando, da adolescenti, acquistavamo gli LP dei nostri idoli. In secondo luogo, questo tipo di supporto ci ha permesso di valorizzare ulteriormente la scelta grafica, un’opera gentilmente concessa a titolo gratuito dal Maestro Pier Toffoletti, pittore udinese di fama internazionale''.

Ed ora, proviamo a giocare d’anticipo con i vostri prossimi obiettivi… Marino: ''Sicuramente uno degli obiettivi che ci prefissiamo è quello di ampliare il bacino di chi ci segue al fine di trasferire quanto più possibile le nostre idee musicali e soprattutto le nostre emozioni''.

Bene. Nel ringraziarvi della presenza, riprendo la consuetudine dandovi “il microfono” per congedarvi dai nostri cybernauti… Adolfo: ''Un saluto a tutti i lettori di Music Map da me e da Marino con l’augurio di poterci ritrovare in situazioni live''.

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