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30/05/2023   LIMARRA
  ''Tutto ciò che sono stato nei miei vent’anni di musica e palcoscenici crea un canovaccio da cui attingere le idee...''

Identità culturale e sociale quella di Piero Pizzo aka Limirra, già voce dei Baciamolemani. Percorso personale che approda a questo primo disco ufficiale, distribuito da Dunfiato Distribution, dal titolo che diviene in sé un manifesto quasi politico: “Riconoscersi”. C’è la terra e l’elettronica, ci sono i canti che cercano la forma della tradizione, ma anche il cantautore che cerca la via del progresso. È un disco dentro cui si torna al vero, alle origini, a quel che siamo per davvero e senza filtri. Oscenità comprese, rabbie e delusioni anche… l’amore passa da qui, come perfettamente illustrato dalla copertina di Adelaide Fiorilla (in arte Mistinguett). Almeno così mi piace leggere tutto…

Limarra significa fango. E il fango come si lega al concept di questo disco? ''Se da un lato la parola Limarra potrebbe sembrare far riferimento ad una sfera negativa di idee, dall’altro schiaccia l’occhio a tutto ciò da cui la vita nasce. Limarra è un miscuglio liquido di elementi organici e “detriti” vegetali che fondano le basi per nuove esistenze, per nuove forme di vita. Praticamente è tutto ciò che sono stato nei miei vent’anni di musica e palcoscenici, è l’esperienza che, fusasi con sé stessa, crea un canovaccio da cui attingere le idee. Questo disco non avrebbe mai avuto luogo senza la mia esperienza e non avrebbe avuto le stesse connotazioni senza l’uomo che sono oggi, una smisurata quantità di esperienze allo stato liquido che, come il Demiurgo fa con la materia, plasmo per fondare le basi a nuove canzoni''.

Ho come l’impressione che ci sia molta rabbia dentro queste canzoni. Rivalsa, più che altro… ''Ho ritrovato nella mia musica il canale giusto per veicolare la rabbia verso il mondo e le cose che non mi piacciono più. Dopo un lungo periodo di sfiducia verso l’umanità (in cui prima invece avevo riposto le mie speranze di un refresh culturale che non è mai arrivato) ho ripreso il filo del discorso provando ad incanalare nei testi delle mie canzoni il disappunto che nutrivo verso i miei simili. Non credevo avrei mai potuto ritrovare quel legame con il mondo che ha caratterizzato la mia adolescenza, è servito un momento di solitudine per rivedere in me stesso la somiglianza con ciò che mi circonda. Per capire cosa non va, come nelle relazioni, spesso è utile allontanarsi per avere modo, da un punto di vista nuovo e diverso, di esplorare quello che ha minacciato il proprio amore per il mondo. In fondo il nemico ero io che, preso da un’insoddisfazione generale, avevo dimenticato che il mondo (e la gente) è sempre stato bello e brutto, ciò che era cambiato era soltanto la mia prospettiva''.

Il tempo che viviamo quanto ti appartiene? Quanto invece appartiene al mercato? ''Sento di appartenere ad un altra epoca, mi oppongo profondamente (contro i miei interessi) alla rapidità con cui il mondo (e il mercato musicale) si muove. Una canzone diventa vecchia il tempo di una granita e viene subito rimpiazzata da altro che, a sua volta, diventa vecchio in un nonnulla come chi (o cosa) lo ha preceduto. Non c’è più il tempo per affezionarsi alle cose, non ce lo concedono, tutto è collegato e ha perso la sua unicità. Per rispondere alle domanda: il tempo che viviamo non mi appartiene affatto, ma è ciò che siamo e forse lo sono anche io. Ho fatto un compromesso con i miei principi che mi permette di muovermi da artista moderno senza mai cadere nell’oblio fatto di cose tutte uguali e prive di contenuti''.

Nel disco si condanna anche la violenza contro le donne. “Viola” è un brano delicatissimo. Perché qui sembra svanire la rabbia e invece appare la delicatezza (anche nei suoni)? ''Perché è uno dei pochi brani del disco che parla di una storia vera, una storia di resistenza con un lieto fine. La ruvidità dei suoni e il “graffio” della voce sparisce per dare spazio alla dolcezza che rappresenta una donna forte che non rinuncia alla sua femminilità. “Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’art. 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato...”. Franca Viola, la prima donna in Italia a rifiutare il matrimonio riparatore, dopo essere stata rapita e violentata dichiarò: “Io non sono proprietà di nessuno” aprendo cosi una florida ma al contempo travagliata stagione per i diritti civili delle donne''.

Dal vivo? Stai portando il disco sui palchi? ''Il 28 maggio presenterò il disco nella mia città (Ragusa) e per l’estate sono in fase di costruzione della tournée, ma al momento non posso rivelare altri dettagli. Spero di conoscere uno ad uno chi ha avuto la forza e il piacere di ascoltarmi in questi mesi e portare il mio progetto ad una dimensione live mi dà quell’emozione che non provavo da prima della pandemia''.