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20/12/2023   DJ VALE
  ''Non mi appartiene questo mondo di like, algoritmi, dove si pensa più alla quantità che alla qualità...''

''Vibez Around Riddim'', la compilation del noto dj torinese Vale, disponibile da qualche settimana sugli store e le piattaforme di streaming, ha già ottenuto ottimi riscontri da parte di pubblico e critica. Per l’occasione abbiamo incontrato Dj Vale che in questo lavoro ha riunito dodici cantanti del panorama reggae e pop italiano e ci siamo fatti raccontare come è nato questo ambizioso progetto.

Buongiorno Dj Vale, hai da poco pubblicato una compilation dal titolo ''Vibez Around Riddim'' nella quale si trovano sonorità e stili diversi a seconda degli interpreti, come mai questa scelta? ''Buongiorno a voi, mi piaceva l'idea di mettere insieme un po' di artisti, torinesi e non, che da sempre scrivono e compongono canzoni prevalentemente in stile giamaicano, di musica reggae, rifacendomi alla cultura di questo genere musicale cha ha lo scopo di unire vari cantanti dal diverso stile interpretativo''.

Sei soddisfatto di questo lavoro? E' quello che ti eri immaginato? ''Sì, certo, sono molto soddisfatto, ero sicuro, conoscendo gli artisti che si sono prestati a collaborare, che il risultato sarebbe stato ottimo e ben fatto''.

Ci vuoi raccontare come sono nati i brani? Hai lavorato in studio con i diversi ospiti? ''Insieme ad altri musicisti ho creato la base strumentale, invitandoli in studio per suonare le varie parti, e una volta terminata l'ho fatta ascoltare ai diversi artisti coinvolti nel progetto che hanno scritto il testo della canzone e lo hanno interpretato sul mio riddim. Tutti hanno lavorato per conto proprio negli studi dove di solito registrano e mi hanno inviato la traccia vocale che poi Madaski (Africa Unite) ha mixato nel suo studio Dub The Demon a Pinerolo''.

C’è un brano della compilation al quale sei più legato? Se sì perchè? ''Mah, devo dire che sono rimasto felicemente sorpreso dalla varietà di stile con cui tutti hanno scritto e interpretato la loro versione, mi piacciono veramente tutti, da quello di Mandela in raggamuffin style, a quelli più roots di Regale, Sista Namely, Nadya, Tweneboa per citarne alcuni''.

Quando e come nasce la tua passione per il reggae e la black music? ''Sin da piccolo mio papà (che amava Louis Armstrong) mi regalava ogni tanto un 45 giri che ascoltavo nel mangiadischi di casa e sin da subito ho preferito quelli con sonorità afro funk e artisti come Temptations, James Brown, Richie Havens, Michael Jackson etc. Poi scoprii anche la musica giamaicana con artisti come Jimmy Cliff, Bob Marley, Peter Tosh''.

Come ti sei avvicinato alla musica? ''Ho sempre comprato dischi, ascoltato tantissima musica di svariati generi, registravo dalla radio i brani, le canzoni che poi sarei andato a cercare nei negozi di dischi, mi divertivo a casa a fare delle cassettine da ascoltare in auto con i miei amici. Tra l'altro non avevo mai pensato di fare un giorno il lavoro del Dj. Poi a metà degli anni '80 mi invitarono a mettere i dischi ad una festa di compleanno di un amico in un locale torinese, dove mi proposero di fare una serata a settimana con la musica che avevo proposto a quella festa. La serata la chiamai Afrodisiak e l'ho portata avanti, per ben 25 anni!''.

Cosa pensi della logica dei numeri e degli algoritmi dei social e delle piattaforme di streaming? ''Negli ultimi anni le cose sono molto cambiate, vuoi per una gestione differente a livello di marketing della musica (social, video, follower, like, etc.) vuoi per un cambio generazionale e vari adattamenti sociali. Non mi appartiene molto questo mondo fatto di "like", algoritmi, dove purtroppo si pensa più alla quantità che alla qualità''.