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11/10/2024
27/02/2024 LABOA
''L’urgenza di esprimere le proprie emozioni e di condividerle è un bisogno primario dell’umano...''
Ascoltiamo “Fiumi” e lo facciamo con l’incanto di lasciarci andare dentro un cocktail fatto di urgenza e di stile, di forme conosciute ma anche di sottili modi per trovare e celebrare la propria personalità che forse tanto deve al pop indipendente di oggi. Intervistiamo i Laboa, band torinese che fa il suo esordio con questo disco che qui cerchiamo di conoscere più da vicino…
Esigenza è una parola che torna in questo disco. Si scrive per urgenza…? ''Possiamo dire che ognuno di noi a suo modo esprime le proprie urgenze, nel nostro caso la musica è il linguaggio in cui più troviamo la nostra dimensione.
Possiamo dire che l’urgenza di esprimere le proprie emozioni e di condividerle è un bisogno primario dell’umano, che ha molteplici mezzi di espressione''.
E secondo voi, l’urgenza è quella di esserci o di liberarsi? ''Dato il contesto sociale e culturale in cui viviamo i due concetti sono inevitabilmente interconnessi.
Nell’era digitale essere più “presenti” permette anche di liberarsi da determinati meccanismi che invece subdolamente ci trattengono su molti aspetti del quotidiano,
sia in ambito emotivo che di autoaffermazione nella società. Il mondo sta procedendo sempre di più nel virtuale e nell’immateriale con gli inevitabili pro e contro del caso''.
La copertina come anche il suono mi comunica quiete. E la quiete per voi, in questo disco, c’è, l’avete vissuto o cosa? ''I fiumi mutano costantemente tra quiete e impeto, questo disco contiene questo contrasto. L’impeto delle emozioni che vogliono essere espresse sono alla pari di un fiume in piena; puoi provare ad arginarlo ma inevitabilmente troverà la via per raggiungere il mare, rompendo le costrizioni e oltrepassando gli ostacoli, anche violentemente. Questa prima immagine può essere associata alla fase in cui queste canzoni sono state create.
Una volta terminato l’impeto c’è la quiete, quindi la parte più riflessiva, dove cerchiamo di analizzare le sensazioni provate per poter crescere come persone e razionalizzare gli eventi, questa fase possiamo associarla alla finalizzazione di questo disco''.
Che tempo c’è dietro questo disco? Un tempo di rinascita, un momento di attesa… un disco che culla una rivoluzione che arriverà…? ''Tempo di cambiamento: sia musicale che nel quotidiano di tutti noi. È finito il periodo degli studi e la spensieratezza legata ad essi. Si sono presentate più responsabilità da affrontare: il lavoro, le spese, mantenere i legami, in sintesi sono arrivati i 30 anni. Nei testi potete trovare elementi in cui riconoscersi legati all’ingresso in questa fase, che è tosta per tutti.
In secondo luogo cambiamento musicale, dopo 10 anni di musica cantata in inglese di stampo più hard rock, con cambi di line up e l’arrivo di Andre nel 2021; era necessario cambiare e trovare un vestito più adatto, in particolare il nome.
Siamo passati a scrivere in italiano, virato su sfumature più pop pur mantenendo le sonorità anglosassoni che ci hanno accompagnato tutti questi anni.
Quindi la rivoluzione è avvenuta, stiamo continuando il percorso cercando di migliorare costantemente''.
Ispirazioni e radici? Che cosa avete racchiuso dentro questo primo lavoro? ''Questa è sempre una domanda difficile! In termini musicali ci ispiriamo al rock americano e inglese ma sempre più ci siamo avvicinati alla musica italiana. Uno dei nostri gruppi di riferimento sono i Ministri che amiamo soprattutto per i loro testi e la loro energia, ma nei nostri ascolti ci sono anche Fast Animals And Slow Kids, Zen Circus, e anche un po’ di indie pop come Calcutta, Franco126, Bianco, e tanti altri. Sicuramente come ispirazione non mancano elementi presi dal nostro quotidiano di periferia/provincia. La pianura piemontese appena fuori Torino è una sorta di limbo tra boom industriale e vita rurale, sai che la grande città è li a portata di mano ma conservi ancora quello spirito un po’ naive e incontaminato''.