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25/05/2024   ALDO PINELLI
  ''Un buon musicista dovrebbe mettersi in gioco in un mondo reale, non accontentandosi di essere parte del web...''

Se ogni genere musicale ha la sua terra di origine, il progressive rock ha chiare matrici nel contesto anglosassone, UK in particolare, anche se è stato prontamente accolto nei vicini paesi europei, in primis, direi proprio, l’Italia con i grandi nomi storici degli anni Settanta che tutti conosciamo ed amiamo. Il pur doveroso riconoscimento delle radici storico geografiche, e con esse l’unicità del valore e della genialità dei pionieri (non sto a citare i nomi, fin troppo noti nel nostro prog-mondo), molti dei quali continuano a deliziarci tutt’oggi con il loro talento, non deve tuttavia farci commettere l’errore, assai diffuso in molti ambienti e nel prog in particolare, di ritenere che il tempo si sia fermato o che solo dove un filone si è originato si possa trovare l’eccellenza artistica.

Il tempo, quell’entità per cui Sant’Agostino nelle Confessioni affermava “… Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più”, è di per sé garante del cambiamento e fattore di trasformazione: niente resta uguale a sé stesso, tutto scorre, Panta Rei di Eraclito. Pur con tempi e modi diversi, diverse aree del mondo hanno recepito gli stilemi del progressive adattandoli alle loro tradizioni e spesso approdando a originali forme espressive. Una di queste è il continente sudamericano e in particolare l’Argentina, nazione da cui proviene il musicista Aldo Pinelli (di origini italiane) che andiamo a presentare.

Ciao Aldo e benvenuto su Music Map. Seguendo e apprezzando da tempo le tue produzioni targate Lizard Records, un’etichetta indipendente di cui non mi stanco di tessere le lodi per il costante promuovere e valorizzare talenti e filoni musicali che troppo spesso non riescono ad avere lo spazio che meritano nel mainstream mediatico, si resta colpiti dalla grande versatilità di una proposta musicale che riesce a spaziare ed includere generi, tradizioni e formazioni diverse: dal progressive rock al folk, dall’alt rock a spunti classici, comprendente rivisitazioni di artistici storici. Il tutto, filtrato da inconfondibili quanto prevedibili richiami al sound sudamericano. Vuoi descriverci meglio le caratteristiche di questa tua poliedrica attività? ''Chiaro. Dopo aver composto per alcuni anni brani sinfonici o brani con arrangiamenti progressivi con Habitat, ho potuto dare spazio alla mia carriera solista, pubblicando album con musica non da gruppo rock ma con una predominanza di suoni di chitarra classica e archi orchestrali come accompagnamento, con le mie influenze celtiche, medievali e rinascimentali. Poi ho incorporato altri strumenti fino ad arrivare a “Nordiska Vatten” che rappresenta in gran parte la mia situazione attuale, anche se non completamente''.

Facciamo un passo indietro e vediamo come nasce e si sviluppa la tua passione per la musica, anche in riferimento alle influenze che ti hanno ispirato… ''Dopo aver visto il film “Help!” la mia testa è esplosa con The Beatles, ma tre o quattro anni dopo ho scoperto il rock sinfonico dei Genesis e Yes e sono rimasto “bloccato” lì per molti anni, poi ad un certo punto ho sentito che non volevo ripetere la formula conosciuta e così ho provato a fare una mixture differente. A livello solista, Anthony Phillips e Mike Oldfield hanno avuto una grande influenza sui primi album e poi ho cominciato a fare qualcosa di più personale, prendendo spunto dal tango moderno di Astor Piazzolla e dalla sperimentazione chitarristica di Robert Fripp. Anche Steve Hackett mi ha lasciato il suo segno''.

Il tuo ultimo disco, ''Nordiska Vatten'' (Open Mind – Lizard Records, 2024), ti vede in veste di polistrumentista (con Roberto Sambruzzi, batteria; Paula Dolcera, flauto e violoncello; Silvia Pratolongo, percussioni addizionali; Carlos Bignami; tastiere extra). Una scelta basata su motivazioni tecniche specifiche, la voglia di cimentarti in percorsi più personali, altro…? ''Quando ho un’idea definitiva di cosa andrò a registrare, è difficile trasmettere quell’idea, quella forma ad altri musicisti. In questa occasione ho potuto realizzare la maggior parte della registrazione di “Nordiska Vatten” nel VICC Studio in Svezia, durante la residenza artistica che ho frequentato nel 2019. La piccola partecipazione del resto dei musicisti va bene, perché è un comunque arricchimento personale e io mi sento meno solo quando ci sono altri nomi nelle informazioni di un album, amici musicisti che sanno entrare nel feeling della musica composta''.

In un’era segnata da una crescente e spesso invasiva digitalizzazione che, al netto dei suoi scontati vantaggi, ha già mostrato i suoi deleteri effetti specie nelle nuove generazioni, e da un’industria musicale di massa che tende ad imporre una fruizione usa e getta valorizzando ben poco la qualità artistica, assume un’importanza centrale il (ri)mettere in primo piano la dimensione peculiare della musica e dell’arte tutta, ovvero quella multisensorialità e profondità di significati che consentono di farci emozionare, ricordare, immaginare. E sulla medesima linea s’impone la centralità del rapporto diretto con il pubblico, il vivere quei magici scambi comunicativi che possono avvenire, come si usa dire oggi con un pessimo termine, solo “in presenza” e non certo online, e quindi la musica dal vivo (non posso non notare che nell’ultimo disco viene specificato che non usi il MIDI). Come ti poni di fronte a questa situazione e soprattutto come si articola nelle tue scelte ed attività artistiche? ''Nei credits dell’album ho scritto “NO MIDI” perché tutto nell’album è stato suonato da me e dal resto dei musicisti. Tutte le note musicali sono state suonate senza metronomo, senza plantilla (lo screen del computer del programma di registrazione), in altre parti ho suonato tre volte online durante la pandemia, ma la verità di un musicista si vede dal vivo. Ognuno dovrebbe poter mettere in pratica ciò che ha creato. Non mi piace chi si limita a “suonare in casa”, ok, ci può stare, ma un buon musicista dovrebbe mettersi in gioco in un mondo reale, non accontentandosi di essere parte del web''.

Proviamo a scattare una fotografia su come intendi promuovere ''Nordiska Vatten'' e su cosa bolle in pentola nel tuo prossimo futuro… ''“Nordiska” si sta muovendo in Italia e poco a poco nel resto dell’Europa. Io ho fatto la promozione in Argentina e negli ambiti prog del Sudamerica. Ma non è possibile suonare dal vivo tutto l’album. Solamente qualche parte. Nel frattempo sto preparando una lunga suite progressiva per un futuro album solista e nuovi brani per una nuova banda (espressione argentina che indica l’aggregazione di un gruppo musicale) elettrica grazie all’esperienza con Invernalia, alcune di quelle canzoni con testi in italiano. Non so come si chiamerà la nuova banda, ma Loris Furlan di Lizard Records ha già delle idee propositive, che valuteremo assieme''.

Bene Aldo. Come di consuetudine, a te il microfono per rivolgerti direttamente ai cybernauti di Music Map... ''Cara gente di Music Map, è un piacere conoscere un nuovo sito di diffusione di questa musica e anche un piacere conoscere Mauro, che so essere anche un “collega” musicista e componente della banda Aurora Lunare. Io sarò in Italia a fine Ottobre per suonare dal vivo con il Clan Aldo Pinelli, la banda composta da tutti musicisti italiani e aspetto di incontrare gli amici italiani con cui poter prendere un caffé o un bicchiere di vino rosso, e condividere buona musica. Mauro, ti farò sapere la data e il luogo quando sarà confermato, e speriamo di vederci nell’occasione''. (MauroProg)