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08/05/2025
RIDE THE NOISE
''Offro chi ascolta un mezzo per comunicare con sé stesso, per ascoltarsi davvero e connettersi con il proprio subconscio...''

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08/05/2025   RIDE THE NOISE
  ''Offro chi ascolta un mezzo per comunicare con sé stesso, per ascoltarsi davvero e connettersi con il proprio subconscio...''

“Waves of the Mind” è volutamente un navigare a vista dentro scenari dallo sfacciato gusto retrò, mescolando gli anni ’90, un certo gusto inglese e un approccio dreamy. Ritroviamo Dan Cavalca che si cimenta in 5 scritture nuove nate da improvvisazioni in studio. Da qui semina e costruisce impalcature metalliche, espressioni dal fortissimo potere cinematico, sensazioni più che “normali” forme canzoni.

C'è un gusto retrò ovunque dentro questo EP. Ha senso secondo te? ''Mi sono sempre piaciuti i suoni rétro. Non ho un decennio di riferimento preciso, anche se i suoni dei synth richiamano spesso le sonorità degli anni ’80, così come i suoni di batteria “stoppati” ricordano un po’ gli anni ’60 e ’70. Detto questo, non ho mai cercato i suoni con l’obiettivo di riprodurre uno stile o un’estetica musicale legata a un periodo specifico. Semplicemente faccio delle prove, mi diverto a sperimentare, e quando qualcosa mi piace… la uso''.

E quali sono le radici che lo hanno generato e che in generale ti portano a scegliere i suoni? ''Come dicevo, non ho seguito criteri precisi nella ricerca dell’identità dei miei suoni: semplicemente utilizzo ciò che mi piace. Detto questo, ci sono artisti che ascolto spesso e che, in qualche modo, rispecchiano il mio gusto per la timbrica degli strumenti. Ad esempio, adoro le sonorità usate da Tame Impala, specialmente per quanto riguarda i suoni di batteria. Mi piace molto anche Mac DeMarco. Per quanto riguarda i sintetizzatori, lì il mondo è vastissimo... Mi hanno appassionato artisti che, pur appartenendo allo stesso ambito della musica elettronica, hanno stili molto diversi tra loro, come Apparat, Jon Hopkins, Deantoni Parks e Floating Points. Ci sono poi influenze anche da musicisti più mainstream, come i Daft Punk, che in un certo senso hanno influenzato alcune delle mie scelte timbriche''.

Bellissima questa copertina: sembra un "Taglio di Fontana", o la luce della rivelazione... eppure sono percezioni della mente... di cosa parliamo? ''Il mondo onirico è talmente vasto e misterioso da poter racchiudere qualunque tipo di immagine o sensazione. Detta così, potrebbe sembrare un alibi per dire: “qualunque cosa io suoni, dica o scriva va sempre bene, perché in questa dimensione tutto è lecito”.
Forse è anche vero… Ma, così come nella musica, anche nella scelta della copertina mi sono lasciato guidare dall’istinto. Mi aveva ispirato l’idea di un’immagine che evocasse un senso di infinito, qualcosa di spaziale, universale. Un’immagine che suggerisce una direzione, un movimento verso la luce. Una luce che ti attrae, anche se non sai esattamente cosa si nasconda dietro quel “portale”. Sai solo che vuoi andarci. Il mio obiettivo è suggestionare l’ascoltatore, invitarlo a lasciarsi andare. Attraverso questo “portale sonoro” cerco di offrire anche a chi ascolta un mezzo per comunicare con sé stesso, per ascoltarsi davvero e connettersi con il proprio subconscio''.

Viene dal futuro il suono? ''Non mi ha mai attratto l’idea che i suoni dei sintetizzatori debbano necessariamente evocare un’idea di futuro. La musica che faccio, semmai, vuole descrivere qualcosa di surreale, sì, ma sempre legato al presente, a qualcosa di attuale e contemporaneo''.

Le liriche sono istantanee... spesso trasudano la caducità del momento istantaneo. Il qui ed ora... ha senso secondo te? ''Le parole, per me, descrivono qualcosa di istantaneo: sono una fotografia di ciò che vedo o percepisco nel momento. Così come nell’improvvisazione con gli strumenti, anche con la voce cerco di mantenere un certo senso di spontaneità. Essendo una persona molto autocritica e riflessiva, riuscire a esprimere qualcosa in modo istintivo, senza i filtri della mente, è sempre una conquista. In un certo senso, questo mio ultimo lavoro rappresenta anche questo: la conquista di una dimensione in cui tutto scorre in maniera naturale''.