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16/05/2025
14/05/2025 LUCA FALOMI
''Le esperienze, positive e negative, fanno continuamente evolvere dal punto di vista personale e musicale...''
Buongiorno Luca. Torniamo a parlare di te e con te dopo il disco di "Naviganti e Sognatori". Iniziamo quindi col chiederti come stai e cosa è successo da allora... ''Buongiorno a voi! Naviganti e sognatori è stato un bellissimo lavoro condiviso con due amici (Alessandro Turchet e Max Trabucco), che ci ha dato grande soddisfazione e ottimi riscontri. È uscito in un periodo molto particolare, quello della pandemia, ma concepirlo è stato un modo per rimanere attivi e continuare a far musica insieme e cercare, al di là di qualsiasi barriera o difficoltà, di portarla alla gente. Nel frattempo ho prodotto un altro album con i ragazzi (Mare aperto), ho pubblicato un lavoro col progetto Motus Laevus, dal titolo “Sifr”, ho fatto moltissimi concerti in Italia e all’estero e collaborazioni molto interessanti e ho vissuto la mia vita, come tutti noi, tra esperienze positive e negative che in egual misura fanno continuamente evolvere dal punto di vista personale e anche musicale''.
La novità più rilevante è il tuo nuovo disco "Myricae". Il primo spunto che ci viene da approfondire è: che differenza c'è, in termini di lavorazione e impegno creativo, tra lo scrivere e produrre un disco tuo e uno di una ensemble della quale fai parte? ''Per me è molto simile produrre un album interamente mio, dal produrne uno in ensemble condiviso, in quanto essendo un compositore tendo a proporre sempre miei brani o comunque idee di arrangiamento piuttosto articolate e personali. In generale i progetti che porto avanti hanno anche spazi improvvisativi piuttosto ampi e questo li fa risultare ancora più “personali”. Produrre un disco solistico significa avere oneri e onori totali, relativi alle proprie idee, e avere la possibilità di esprimersi senza filtri. Myricae da un certo punto di vista è la fotografia di un periodo della mia vita, dei miei pensieri e del mio modo attuale di rapportarmi alla musica''.
Quello che ci sembra accomunare il tuo percorso nelle sue diverse sfaccettature, è una ricerca stilistica dall'ampio ventaglio tra generi. In altre parole, il tuo intento è quello di spaziare tra possibili e variegate scelte stilistiche e sonore. Quindi: quali sono i mondi musicali che più ami esplorare? ''Nel fare musica non ho un intento specifico, quindi non seguo obiettivi e tendo a non pianificare nulla. Sono una persona molto curiosa e nel mio percorso artistico sono stato affascinato da mondi musicali diversi. “Frequentando” forme musicali differenti, dal jazz alla musica classica al rock alla world music, sono arrivato alla conclusione che la musica è una sola ed esistono elementi specifici in ogni linguaggio che, se assimilati, possono essere utilizzati in altri contesti o comunque possono dare origine a un vocabolario molto personale e nuovo, se vogliamo. Ciò che faccio non è nulla di innovativo: negli anni '70 molti artisti hanno attinto da vari generi musicali dando luogo alla musica progressiva e alla cosiddetta “fusion”. Semplicemente esploro, ricerco, mi faccio ispirare e condizionare da ciò che mi piace e lo rielaboro con il mio gusto. Non mi interessa copiare, preferisco essere sempre me stesso e sviluppare il mio lessico e la mia cifra stilistica. Pur essendo un artista che fa parte della scena jazzistica, tendo a prescindere dai generi musicali specifici esprimendomi con il mio lessico e con le mie idee''.
I due singoli scelti per presentare "Myricae" sono "Peace Song" e "Enigma". Cos'hanno di speciale questi brani? ''Peace song è stato scritto di getto, quasi come una sorta di commento musicale a tutte le tensioni che viviamo quotidianamente, alle guerre, ai malcontenti. È un momento di distrazione da tutto, di benessere, quasi di meditazione. È uno dei brani dell’album in cui ho voluto includere ospiti, in questo caso Giovanni Ceccarelli al Rhodes e Marco Fadda alle percussioni. Ha una scrittura molto semplice ma esprime contenuti profondi. Enigma è il brano più “particolare” dell’album, nato per caso mentre stavo terminando un lavoro di arrangiamento di un altro brano. Il suo mood mi faceva pensare a un contesto quasi cinematografico e ho voluto approfondire questo aspetto coinvolgendo nella produzione Stefano Della Casa, un carissimo amico compositore e arrangiatore di musiche da film (che mi ha assistito nell’intera produzione dell’album) che ha dato una veste a questa composizione a mio avviso stupenda''.
Hai dedicato questo lavoro a tuo padre. Hai voglia di raccontarci qualche cosa di lui? In che modo è stato importante, anche nella tua vita artistica? ''Mio padre si chiamava Delio e non era un musicista ma un appassionato di musica e una persona molto curiosa e attenta all’arte e alla cultura in generale. Lui è mia madre mi hanno trasmesso grandi valori e mi hanno sempre spinto a farmi domande, cercare spiegazioni, leggere, interessarmi a tutto ciò che mi circonda. Ho iniziato a suonare a 6 anni e mio padre, vedendo grandi potenzialità in me, faceva circolare in casa album bellissimi che potessero in qualche modo stimolarmi. Da quei dischi ho sviluppato i miei gusti e la direzione verso cui volevo andare. Aveva anche l’abitudine di registrarmi con un mangia cassette portatile. Dal ritrovamento di una di queste audiocassette che lui aveva intitolato proprio “Myricae” è nato questo nuovo progetto che è anche una dedica alla sua figura e in generale alle cose semplici ma che contengono messaggi importanti''.
Paolo Fresu ha scritto un commento molto accorato a "Myricae", che a nostro avviso coglie molto bene il senso del disco. In particolare, sottolinea come tu riesca a spogliarti dal superfluo. In generale, cosa reputi superfluo nella musica? Non solo la tua... ''La musica è una forma di comunicazione tramite un linguaggio, esattamente come parlare una lingua ed esprimersi. Permette alla gente di provare emozioni e di entrare in altri mondi paralleli. Per comunicare ci sono molti possibili canali ma credo che la condizione principale sia quella di aprirsi ed esprimere i concetti con chiarezza, in modo autentico e comprensibile. Sento spesso artisti autoriferiti che citano quasi loro stessi, continuando a dire sempre le stesse cose. Oppure altri che rivestono concetti semplicissimi di sovrastrutture che li rendono incomprensibili. A me non interessa nulla di tutto ciò. Scrivo e in generale mi esprimo solo quando ho qualcosa da dire e cerco di farlo nel modo più sincero e diretto possibile''.
Siamo felici di aver potuto parlare con te. Dove possiamo seguirti per continuare a rimanere aggiornati sul tuo mondo? Ti ringraziamo... ''Grazie a voi per lo spazio che mi avete dedicato! Seguitemi sui canali social e sul mio sito www.lucafalomi.com!''.