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20/05/2025   VENTURA
  ''Il live è il momento in cui riesco a capire la resa delle canzoni, da più punti di vista...''

Ciao Ventura, o meglio ciao Federico. Innanzitutto, perché questo nickname? Forse perché, nella musica, si è un po’ tutti alla ventura? ''Ciao, hai detto bene “Ventura” :). Sì, di riflesso anche un po’ per quello, ma la ragione principale è che “Ventura” è un omaggio a mia mamma, che di cognome faceva Venturini''.

Sei umbro, per la precisione di Foligno, ma per tentare la strada musicale hai dovuto trasferirti a Milano. È davvero così impossibile cercare la propria strada musicale lontani dalle grandi città? ''No, al mondo d’oggi con l’aiuto dei social e i vari mezzi a nostra disposizione non direi che sia “impossibile”, credo che l’importante sia avere qualcosa da dire e voglia di fare (poi ti può andare male ovunque ti trovi). Mi sono trasferito a Milano più per arricchire le mie esperienze e mettermi alla prova, lontano dai comfort di “casa mia”''.

Hai suonato parecchio dal vivo, aprendo per personaggi come Mobrici e Peter White, ma anche girando in lungo e in largo lo Stivale in proprio, con ben 80 date tra il 2023 e il 2024. La dimensione live è la tua preferita, immagino… ''Sì, esatto, oltre che essere la mia preferita per l’impatto e il coinvolgimento che riesce a creare un live, è anche il momento in cui riesco a capire la “resa” delle canzoni, da più punti di vista. Suonando spesso davanti a persone sconosciute (le più sincere), mi capita di soffermarmi sui volti della gente, piuttosto che chiudermi in me stesso, per cercare di capire se riesco a coinvolgerla e se il pubblico riesce a entrare nelle canzoni e a farsi il “viaggio” con me o se invece ci sono cose che posso migliorare o altre su cui posso mettere “un accento”''.

Parlaci del tuo nuovo singolo “Canzoni Italiane”: com’è nato e cosa ti ha spinto a preferirlo rispetto ad altre tue canzoni? ''E’ nata un po’ per caso, come diverse mie canzoni, in un momento in cui forse ho provato un po’ più nostalgia del solito. Secondo me è una canzone a “doppiofondo” perché a primo impatto può sembrare che parli della fine di una relazione, ma in realtà è un racconto su una perdita in senso più ampio, che non cerca tanto delle risposte ma piu’ il coraggio di guardare avanti''.

L’atmosfera di “Canzoni Italiane” ricorda certe sonorità anni ’70: è un periodo storico-musicale che ti attrae, o è stata una scelta casuale? ''E’ stata una scelta per due motivi: il primo è che nel periodo di stop (da quando è uscito il mio primo album “L’ultimo dei romantici” ad ora), ho fatto una ricerca nella storia della musica italiana (che amo fin da quando ero bambino) andando a cercare e mettendo l’accento su alcuni strumenti tipici della musica italiana come il mandolino, fisarmonica, trombe, chitarre e le ho volute inserire nel mio progetto. Il secondo è che facendo riferimento anche nel ritornello del brano alle “Canzoni italiane”, mi riferivo proprio a quelle sonorità (mi vengono in mente Baglioni, Rino Gaetano, Dalla, Battisti ecc..)''.

Seguirà ora un’altra serie di concerti, il “Canzoni Italiane Tour”: ma ci sarà anche un album? ''Eccerto!! :)) Assolutamente si, con la nuova “squad”, lo Yurta Studio, stiamo lavorando alle produzioni di un po’ di brani che mano mano vi faremo ascoltare. Per chi viene ai live c’è gia’ qualche spoiler...''.